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Candidati da vetrina

06/03/2008

Più che il programma poté il candidato. Il candidato mediatico, il candidato da talk show e da show semplice, il candidato nepotista, il candidato giornalista, il candidato scientista, il candidato laicista, il candidato cattolicista. Vabbé che gli specchietti per le allodole ci sono sempre stati, ma una volta c’erano le preferenze, e le allodole si erano fatte furbe alla svelta. Se uno si trovava in lista, che so, Massimo Boldi alias Max Cipollino, poteva decidere in piena coscienza che cosa fare al momento del voto. Adesso invece no. Le liste bloccate designano candidati bandiera, che quindi vengono sbandierati e magari eletti. Candidati in divisa per la sicurezza democratica, come il prefetto Luigi De Sena, inviato a fare la guerra alla ‘ndrangheta dopo l’omicidio Fortugno, capolista in Calabria per il Pd al Senato. O come il prefetto Achille Serra, candidatura trasversale di Walter Veltroni che ne ha «una grande stima», tralasciando volentieri il fatto che il prefetto fu deputato di Forza Italia nel 1996. Mentre Silvio Berlusconi candida il generale Speciale, quello fatto fuori da Padoa-Schioppa, immortalato in viaggi aerei e feste aragostane a Cortina, su pei monti, sui pei monti che noi andremo (ma quelli erano gli alpini, non i finanzieri). Eppure, dubbio amletico: serviranno a qualcosa i supercandidati? O è politichetta? Il sociologo Alessandro Cavalli, anima razionale, ha soprattutto dubbi: «Anche una figura indubbiamente prestigiosa come Umberto Veronesi può portare voti da una parte e perderli dall’altra». Cioè si guadagna il voto di Sandra Mondaini e di qualche laico distaccato, ma si perde qualche cattolico convinto. Forse può funzionare meglio il lato mondano e cinematografico, letterario e culturale, perché l’ambiente veltronico si pregia di fornire l’immagine di una densissima galassia intellettuale: ecco Paolo Virzì, ecco Ferzan Ozpetek, ecco il divo Sandro Veronesi, autore del dibattutissimo "Caos calmo", e che dite di Gianrico Carofiglio, il sellerista (nel senso di Sellerio e di bestseller), inventore del "legal thriller" all’italiana? Le soubrette tv di rango minore rappresentano il lato trash, per i lettori elettori da rotocalco, a partire dall’Angela Sozio, ex "Grande fratello", nota per il mano nella manina del Cavaliere in Sardegna, per continuare con l’ex del Fratello piccolo, Katia Noventa. Una volta, quando c’era lui caro lei, si sarebbe parlato di nani e ballerine. Adesso, mah. Certo che di giganti non se ne vedono. Deborah Bergamini, l’uomo fiction Agostino Saccà e l’Alfredo Meocci, quello che «un errore ci è costato tanto» a noi contribuenti, ricevono dal Popolo della libertà il premio fedeltà, mentre il possibile ritorno da Strasburgo di Lilli Gruber è un trionfo del "democrat chic". Se poi con il Pdl, ci finiscono anche giornalisti pregiati come Fiamma Nirenstein, che una volta, tanto tempo fa, era molto di sinistra, e pure (chissà) Magdi Allam, occorrerà vedere se nel Pdl c’è ancora spazio per il gotico "flamboyant" Paolo Guzzanti. Nel frattempo qualcuno ha criticato la candidatura nel Pd di Matteo Colaninno, ma il presidentino è dotato di personalità sua, e come guida dei giovani di Confindustria si è spesso fatto valere senza timidezze. Piuttosto, bisogna vedere se i "figli di" saranno di qualche aiuto ai partiti. La biondina ventisettenne Marianna Madia, capolista "democrat" a sorpresa nel Lazio è stata una trovata a effetto. Ma cosa porterà alla Rosa bianca il Giuseppe De Mita nipote di Ciriaco? E quale sarà l’apporto alla Destra storaciana di Falcao jr? È una fiera delle vanità: e c’è già da scommettere che quelli che saranno eletti, dopo qualche mese rilasceranno interviste dicendo quanto sono delusi. Quanto li ha delusi Veltroni. Quanto li ha delusi Berlusconi. Ma sia ben chiaro fin d’ora: non è mica colpa nostra, se loro si fanno eleggere.

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