Che sia cominciato l’autunno lo si capisce da segnali laterali, da non sottovalutare proprio perché sfuggono alla meteorologia: un documentino di Rovati, un conticino di Tronchetti Provera; oppure il ritorno di "Ballarò", con effetti esplicitamente stagionali: la faccia virgolettata di Giulio Tremonti, che è una citazione del Tremonti primaverile da campagna elettorale, la faccia post-abbronzatura, tuttavia nervosa, di Pier Luigi Bersani, evidentemente preoccupato. Di che cosa? Di tutto. L’effetto shocking provocato da "Ballarò" e da Giovanni Floris è stato di riportare gli spettatori dentro il clima nebbioso e piovoso della politica, del dibattito, della polemica, delle interruzioni, dell’«io non ti ho interrotto». Faticosa, la politica in televisione: neanche per colpa di Floris, che non ha responsabilità se il governo sbanda, ma per colpa della politica, sempre uguale a se stessa (come nella vecchia barzelletta «oh che sete che avevo», dopo che qualcuno misericordioso ha offerto l’aranciata, impietosito o infastidito dai troppi «oh che sete che ho»). Forse ci vorrebbero studi e corsi di formazione per riqualificare i protagonisti dei salotti televisivi, altrimenti il pianto è sicuro e antico; con il timore che aggiungeremo lacrime non appena Bruno Vespa riunirà i suoi primattori e caratteristi. Diverso è il caso di "Annozero", il nuovo programma di Michele Santoro, fuoriclasse tv così sfacciato che prima si tinge di biondo e poi finge di infastidirsi se glielo fanno notare una volta di più. Il talento di Santoro è tale per cui c’è da aspettarsi che con il procedere delle puntate prenderà in mano il programma e ne farà cosa sua, da apprezzare o detestare ma con una fisionomia chiara. Per ora "Annozero" è un programma a personalità doppia, con la parte di inchiesta che ha la forza del documento, mentre la parte in studio è modesta: Beatrice Borromeo un automa, Rula Jebreal appesantita da un italiano troppo legnoso. Ma la sensazione è per l’appunto che Santoro si evolverà, mentre Floris chissà: il dibattito interessa quando ci sono in vista le elezioni; mentre adesso è fiacco, tanto da far venire voglia di un film (io, è la quinta volta che vedo la parte finale di "Kill Bill vol. 2", quella del «come far espodere il cuore con cinque colpi delle dita: fai cinque passi e sei morto»: mentre i politici medi si sa che cosa riescono a scassare, con cinque parole).
05/10/2006