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Che bel tempo che fa Teocoli

27/12/2005

A chi è capitato di accendere la tv domenica 11 dicembre, e di piazzarsi su Raitre intercettando "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, dopo il solito pomeriggio di calcio e in attesa del derby Inter-Milan, è stato offerto il premio di una prestazione in studio di Teo Teocoli, di quelle inattese, una gemma televisiva non prevista. Il contorno non sembrava promettere granché: una delle classiche conversazioni con l’ospite. Cioè il più consueto dei chissenefrega. Solo che questa volta Teocoli era disteso, tranquillo, divertito. Voi sapete com’è, Teo: un fuoriclasse. Ma anche un fuoriclasse nevrotico, ombroso, scassaminchie. Sarà stato rassicurante l’interlocutore Fazio, sarà stato il clima domenicale, ma Teocoli ha realizzato uno dei suoi capolavori. Capolavori minimi: la storia del suo arrivo a Milano da bambino, dopo un viaggio interminabile su una delle tradotte dal Sud, «un postale che fermava dappertutto», la tremenda craniata in seguito alla caduta in Stazione centrale, e poi la vita nella Milano degli anni Cinquanta. La scuola, gli studi di ragioneria con il professore senza mani, la professoressa Musci destinata a superare il secolo di vita, le gite scolastiche. Roba da niente, un amarcord milanese qualsiasi. Però realizzato insieme con una verve e con un umorismo da accademia del popolo, con un senso straordinario dell’aneddoto. E Fazio, che aveva capito tutto, si è messo gentilmente al servizio dei racconti di Teocoli, senza importunare, senza voler primeggiare, ridendo lui per primo alle battute, lasciandogli quasi 20 minuti di primo piano, perché evidentemente si era accorto che stava avvenendo qualcosa di piccolo, ma irripetibile. Molto meglio il cabarettista Teocoli che il politico Pier Ferdinando Casini, che pure non se l’era cavata male, alla sua maniera bolognesona. Se si deve fare conversazione, arte dimenticata, tanto vale soffermarsi sulle modeste storie della vita di uno qualunque (Teocoli è stato qualunque a lungo, e forse per questo ha una concezione gelosissima del proprio lavoro e del proprio ruolo, e litiga praticamente con tutti non appena si sente toccato nelle sue prerogative di showman). Quanto a Fazio, bene bravo bis. E continueremo tutti a chiederci fino a quando si accontenterà di questa sua posizione di nicchia, e fino a quando la formidabile Rai contemporanea eviterà di chiedergli di impegnarsi in uno show bello grandioso come ai vecchi tempi.

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