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Che bella la perfida America

05/02/2009

La seconda serie di "Mad Men", mandata in onda da Cult su Sky, non ha tradito le attese. Va bene, le storie si sono un po’ complicate, e forse si è un po’ annebbiata la parte che piaceva di più a chi ama le storie professionali, cioè le discussioni in ufficio sulle campagne pubblicitarie. Ma averne. Bisogna dire che "Mad Men" è una serie piuttosto elitaria, ma è anche una delle migliori produzioni mai viste in tv. Ancora una volta si può ammirare la perfezione dell’ambientazione anni Sessanta, nell’America che ha scelto Kennedy contro Nixon. L’abbigliamento delle donne, i mobili da ufficio, le macchine per scrivere. Dopo di che, si potrebbe anche aprire un dibattito su un tema specifico, seppure dopo avere ammirato quel mondo dove tutti bevono litri di bourbon e di cocktail, e fumano pacchetti e pacchetti di sigarette: un’atmosfera alcolica e fumosa che sembra dare un alone lievemente sfocato anche alla fotografia. Impagabile. Il dibattito tuttavia è questo: ma è proprio vero che l’America kennediana era proprio così? Ossia cinica e perfida, ormai senza contenuti morali e senza regole di comportamento che sfuggissero all’interesse egoistico? Oppure è soltanto uno sguardo su una New York già ultramoderna, secolarizzata e perduta? Intanto, però, evviva. "Mad Men" è un altro di quei capolavori che l’industria culturale riesce a realizzare laggiù Oltreoceano. Attori perfetti, bellezze in linea con l’epoca, reggiseni molto architettonici, amicizie senza senso e amori senza futuro: e sporattutto comportamenti identificati con esattezza tra il conformismo e la trasgressione. Tanto da far capire che con gli anni Sessanta comincia una modernità che è ancora nostra.

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