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Chi ha paura dei lumaconi di Bruxelles

22/04/2004

Brillante, non c’è che dire, la polemica aperta da Silvio Berlusconi contro i "lumaconi" di Bruxelles. Come sempre, il premier non fa nomi. Fra i viscidi molluschi dovremmo comprendere Super-Mario, ovvero il Monti che conduce durissime battaglie antitrust contro il colosso Microsoft? O dobbiamo pensare che le invettive di Berlusconi si rivolgano a Pedro Solbes, il commissario dell’"early warning" ai conti pubblici italiani? Macché: il lumacone è uno solo, e ha i cornini di Romano Prodi. Cioè il leader incoronato della lista unitaria e dell’Ulivo, ancora per qualche mese alla guida della Commissione europea. Dovrebbe essere chiaro che la Casa delle libertà, con il capocondominio in testa, ha tutto il diritto di attaccare Prodi per la sua doppia identità. A posizioni rovesciate, il centrosinistra farebbe altrettanto. Quindi conviene considerare la guerra aperta dal Cavaliere come una normale iniziativa politica, condotta nel solito modo scombinato e stilisticamente "cheap". Ma subito dopo occorre anche valutare che l’obiettivo di Berlusconi e dei suoi boys è largamente strumentale. La formula berlusconiana è la seguente. Premessa maggiore: il limite del 3 per cento al deficit previsto dal Patto di stabilità non ci piace. Premessa minore: per poter raddrizzare un’esperienza di governo mediocre, con una radicale riduzione delle aliquote fiscali, dobbiamo avere la possibilità di agire in "deficit spending". Conclusione: attacchiamo Prodi per il suo "conflitto d’interessi" e prendiamo due lumache con una sola esca. Intanto imbrattiamo l’immagine del leader dell’Ulivo e nello stesso tempo prepariamo le condizioni per la nouvelle vague finanziaria all’americana. Tutto questo sconta il difetto, ampiamente segnalato, che i grandi paesi europei hanno una media del debito pubblico inferiore al 60 per cento del Pil, mentre l’Italia si aggira sul 106. Quindi non è affatto detto che l’appoggio allo sforamento di Francia e Germania, assicurato a suo tempo da Giulio Tremonti, sia ricambiato. Dal punto di vista dell’equilibrio dei conti, il nostro paese è ancora "l’uomo malato" d’Europa. Uscito convalescente dalla cura Prodi-Ciampi, ha visto sensibili sintomi di peggioramento con il governo Berlusconi. Ma tutto questo va collocato anche nell’ambito del vero sentimento che gran parte del centrodestra nutre nei confronti dell’Unione europea e delle sue istituzioni. E cioè un’insofferenza provinciale, un rancore domestico, un’animosità autarchica. In Parlamento si sentono spesso accuse vocianti contro "l’euro voluto da Prodi", dimenticando che senza la moneta unica, e senza lo sforzo di rientrare nei parametri di Maastricht saremmo un paese allo sbando. Il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, non perde occasione per manifestare i suoi scetticismi (e per riesumare periodicamente il rimprovero di non avere stampato la banconota da un euro). E fosse solo questo. Alle spalle abbiamo la rottura della solidarietà in politica internazionale, con la scelta filoamericana sulla guerra in Iraq, la costituzione di un presunto "asse" con Blair e Aznar che è tracollato in seguito alla sconfitta dei popolari alle elezioni spagnole del 14 marzo. C’è la gestione velleitaria della conferenza intergovernativa, finita nel grottesco di formule segrete e ricette miracolose ignorate dai partner. Nonché l’ombra di un "direttorio" fra chi conta veramente (Schröder, Chirac, Blair) e che esclude di fatto proprio quell’Italia berlusconiana scesa in Europa con l’intenzione muscolare di "contare di più". Mettiamoci anche la probabile beffa finale di un’approvazione a breve della Costituzione europea, e si avrà la dimostrazione che il nome Berlusconi non assicura di diritto il ruolo di statista e padre fondatore. Con tutto questo, addosso al Lumacone. Ottima strategia istituzionale, elegante intellettualmente, di grande apertura internazionale. Ma chissà quanto utile politicamente. Annotazione storica a futura memoria: per guastare l’immagine di Prodi, inventarono la definizione della mortadella dal volto umano, e Mortadella, entrato nel ruolo, vinse le elezioni. Corsi e ricorsi, cicli e Tricicli: oggi può darsi che il passo della lumaca sia più efficace della nevrotica e sterile velocità polemica del centrodestra.

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