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Chi non vuole la discoteca delle libertà

03/07/2003

La polemica sulla chiusura anticipata delle discoteche è uno dei tormentoni che periodicamente riappaiono sulle pagine dei giornali. Funziona più o meno così. Di fronte all’ennesimo caso di "strage del sabato sera", viene fuori la proposta di porre limiti alla notte da ballo e da sballo. Subito dopo intervengono gli operatori del settore che negano l’utilità dell’eventuale provvedimento, e sostengono invece la necessità di controlli più accurati ed efficaci da parte della polizia stradale e autorità varie. Subito dopo, ecco il parere di sacerdoti impegnati nel sociale e nel mondo giovanile, i quali affermano che va bene la misura coercitiva, ma si tratta al massimo di un tampone, perché il problema vero è una questione di cultura: finché prevale il desiderio dell’eccesso, cioè un atteggiamento che cerca nella notte una trasgressione brada, i divieti avranno soltanto una funzione repressiva, che non tocca la struttura dei comportamenti giovanili. Dopo di che, di solito non avviene niente. Al massimo si parla di campagne di sensibilizzazione, cercando di trasformare i cultori dello sballo in altrettanti boy scout della notte, e tutto finisce in una vaga dichiarazione di intenti buonisti. Ma la settimana scorsa il consiglio dei ministri ha varato un disegno di legge piuttosto impegnativo, che contiene aspetti di qualche utilità presumibile (come il divieto di vendere alcolici dopo le due, e l’obbligo per i gestori di attenuare, dopo quell’ora, luci stroboscopiche e decibel) e il provvedimento più duro, vale a dire la chiusura delle discoteche alle tre. I difensori della notte libera sostengono naturalmente che il nuovo limite non serve a nulla: espulsi dai locali a metà del divertimento, fiumane di giovani invaderanno strade, spiagge, parcheggi, facendo comunque durare la loro notte fino all’alba, in condizioni ancora più precarie e disordinate. I proibizionisti dicono con chiarezza che se la repressione servirà a salvare anche una sola vita dal mattatoio stradale, vale la pena di vietare. Hanno dalla loro parte le statistiche, secondo cui in dieci anni la febbre della notte ha portato via seimila ragazzi. Posta in questi termini, la questione è indecidibile. Rappresenta un classico caso di contraddizione fra una visione libertaria, o semplicemente "liberista", secondo la quale è insensato che le istituzioni mettano il becco nei comportamenti individuali, e una posizione che sostiene di privilegiare un bene comune. La decisione a cui è giunto il governo si inserisce con nettezza in questo conflitto fra intento pedagogico e rispetto delle libertà private. Fra proibizionismo e laissez-faire. Insomma fra le due anime che continuano a esistere nello statuto ideologico del centrodestra. Di fronte allo strazio delle famiglie colpite negli affetti più cari, e di fronte all’inquietudine dei genitori che a ogni weekend aspettano ansiosamente il ritorno dei ragazzi, non è il caso di rilevare se il provvedimento sulla chiusura anticipata abbia anche un’intenzione volta alla ricerca di consenso. Piuttosto, ci si può chiedere se abbia davvero un senso razionale un provvedimento che si situa sull’ultimo anello della catena dei comportamenti giovanili. Cioè un messaggio implicito che dice: siete liberi di fare quello che volete, ma a una cert’ora tutti a letto. Il pragmatismo forse suggerirebbe di intervenire al margine, ovvero sui controlli nelle strade, anziché con una grida sull’orario. Anche perché non si vede per quale motivo occorrerebbe impedire a giovani maggiorenni di spendere la notte come desiderano. Sono faccende loro. Quanto ai minorenni, il controllo delle loro notti spetta alle loro famiglie, ma non ci sarebbe niente di strano e di irrealistico in provvedimenti restrittivi nei loro confronti. In sostanza: il disegno di legge sulle discoteche ha un sentore di moralismo, che sfuma nella demagogia, e in una concezione paternalista e poco tollerante. L’imperativo dominante è liberalizzare il lavoro, i consumi, l’economia: per quale motivo si dovrebbe allora irrigidire la sfera del divertimento? Non si avverte in ciò una contraddizione "ideologica"? Come tutti i mercati, anche il mercato della notte ha bisogno di regole: ma l’ultra-regola della chiusura alle tre, "il divieto per il vostro bene", non appare in linea con lo statuto della Casa, e della Discoteca, delle libertà.

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