C ‘è una prova infallibile per verificare se un comico è veramente comico: basta leggerlo. Di solito il comico che è comico sulla scena o in televisione non è molto comico sulla pagina scritta. Dario Vergassola forse è un’eccezione. Lo conoscete, no? È quello che fa le domande, anzi, che infierisce con le domande, sugli ospiti di "Parla con me", il programma di Serena Dandini. Vergassola è un comico, o un umorista, che non ha praticamente niente di comico. È brutto, ma non bruttissimo. È una persona qualunque, ma non qualunque qualunque. Parla troppo in fretta, ma non più in fretta di Daniele Luttazzi quando è in scena, o di Fabio Fazio quando viene preso dalla frenesia. Adesso le sue domande impossibili, i suoi cortocircuiti, le sue tragedie individuali e sociali in due secondi sono state raccolte in un libro, "Sparla con me", scritto con Massimo Dimunno e Giovanni Tamborrino, prefazione di Serena Dandini (insomma, si fa per dire, 23 righe), editore Mondadori. Si tratta di un catalogo ossessivo, fatto tutto di domande retoriche, perché come dice la Dandini, «le domande di Dario Vergassola sono come i semafori collegati ai pannelli solari: sono autosufficienti, non hanno bisogno della risposta». Ogni domanda dedicata a un personaggio, secondo il modulo seguente: «Lei si occupa del degrado delle periferie. Precisamente: quante è riuscito a degradarne?». Rivolto a Martina Stella: «Lei ha frequentato un liceo sperimentale. Non trova che l’esperimento sia fallito?». Domanda a Pupo: «Ammesso e non concesso che Pupo sia un nome d’arte… di che cacchio di arte si tratterebbe?». A er Piotta: «Una curiosità: qual è il suo segreto per mantenersi sempre così fuori forma?». A Alena Seredova: «Parliamo del provino con Panariello. È vero che seppe subito che era andata bene, prima ancora di rimettersi il perizoma?» (battutaccia che spiega Vallettopoli più di molte sociologie e moralità). Naturalmente il libro non va letto in sequenza, altrimenti ci si perde in un flusso indistinto. Lo si tiene sul comodino e lo si apre a caso andando a caccia di qualche definizione su vip e svippati, e poi ci si addormenta contenti di avere trovato qualche canagliata nuova. Difetti: qualche volgarità di troppo, che invece andrebbe centellinata. Pregi: vabbé, l’abbiamo già detto che è bravo, si era già capito. In fondo è uno che l’ha rovinato la televisione, perché sarebbe stato un ottimo scrittore.
19/04/2007