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Corto circuito globale

21/11/2002

I no global contro la guerra: già, ma quale guerra? In poco più di 100 pagine Carlo Galli ha proposto una delle interpretazioni più incisive dopo l’11 settembre. Un exploit intitolato "La guerra globale" (Laterza) che si apre con una visione dell’impero romano assediato dai barbari. Un’allegoria dell’America nel mondo contemporaneo? Solo in parte: nella dimensione geopolitica attuale non c’è un dentro e un fuori dall’Impero. Ogni punto dello spazio globale fa corto circuito col mondo intero. La perdita dei confini porta al tramonto degli Stati e al depotenziamento dei sistemi liberali o socialisti. La guerra asimmetrica, senza fronti, non usa «armi di nuova concezione» quanto «nuovi concetti di armi». Per questo il ripristino dell’ordine è un’illusione. La globalizzazione è la guerra, con il disordine come una tragica normalità. Poiché il nemico è una nebulosa e il guerrigliero nichilista si confonde col partigiano, «il compito di una generazione» consiste nel strappare spazi di libertà alla contemplazione inerte del caos. Che ci si riesca con la politica classica è escluso. E una politica "new global" per reagire all’asimmetria permanente è ancora da pensare.

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