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Dacci oggi il nostro eros quotidiano

22/02/2001

In un mondo di top model e di aspiranti squinzie in tv, le casalinghe dovrebbero sfigurare. A confronto con l’astrattezza competitiva della new economy, non ci dovrebbe essere spazio per queste marginali del mercato del lavoro. Di fronte alla velocità della comunicazione contemporanea, la lentezza ripetitiva della domesticità sembrerebbe una sfasatura. Sentori di brodo e di bollito mentre fuori si resiste alle aritmie per l’andamento online del Nasdaq. Future, swaps, hedge fund contro la borsa della spesa e lo scontrino del supermercato. Davanti alla pentola, la casalinga cerca di evitare come un pensiero eccentrico l’inquietudine familiare per mucca pazza; mentre le sue consorelle in tailleur trasformano l’angoscia epocale per la "mad cow disease" in uno slittamento vegetariano, teatralmente moody. Mentre loro sarebbero le dimenticate dal trend, quelle della rinuncia, le vittime di un opaco e inapprezzato sacrificio. Le escluse, con l’unica rivalsa di una lettera a Natalia Aspesi, o del diciannovesimo crollo nervoso dopo una Scarsdale, tanto per indurre qualcuno in famiglia almeno a preoccuparsi. Eppure, non appena si esce dal circuito dell’isteria mediatica, dall’adorazione del look, dall’alone di splendore delle supertette sui corpi da anoressiche, si capisce piuttosto alla svelta perché la casalinghitudine è uno degli ultimi rifugi dell’eros. Non importa che la casalinga in questione sia una scambista, o una frequentatrice dei siti da appuntamento sul web. E non c’è nemmeno bisogno più arcaicamente di storie di "cochonnerie" della provincia profonda, di molli vicende adulterine negli interstizi della scansione circadiana. Basta il pensiero di una donna chiusa in casa, con la possibilità di amministrare ritmi lenti, pigrizie e malizie femminili, ed ecco il flash politicamente scorretto: perché in fondo l’immaginario maschile, annichilito dalla determinazione militante delle professioniste dello spettacolo, dagli sguardi gelidi delle mannequin, dalla ferocia irraggiungibile delle attrici, dalla insondabile superficialità della cosmesi e dall’altezzosità del management al femminile, trova nel tepore delle case e delle casalinghe un richiamo senza appello. Non si può spogliare una modella più di quanto non facciano gli specialisti della moda. Il lato bondage di una dirigente d’impresa può essere colto tutt’al più da un Helmut Newton. Mentre una casalinga qualsiasi è l’occasione per un’esercizio di fantasia. Un centro di frustrazioni e di cedevolezze, devozioni e trasgressioni, con il fascino molto indiscreto del lasciarsi andare. Per la fragilità neurotica del maschio d’oggi, molto più che una tentazione: è il richiamo irresistibile di una nostalgia.

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