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Don Francesco e l’onorevole Rutelli

31/12/2003

Sulla fecondazione assistita si possono avere idee molto diverse, e non è detto che la prudenza equivalga a oscurantismo; ma sulla politica le idee dovrebbero essere piuttosto chiare. Data questa piccola premessa, viene da chiedersi se il leader della Margherita, Francesco Rutelli, sia sostenuto da una chiarezza politica appropriata. Perché nessuno discute le concezioni del Rutelli cattolico di oggi, che smentiscono le convinzioni del Rutelli laico e radicale di ieri. Resta il fatto che la nobiltà delle ispirazioni culturali del Rutelli attuale andava divisa nettamente dalla posizione da assumere in Parlamento. La legge in sé non è cattolica. Com’è noto, la chiesa non ammette nemmeno la fecondazione omologa, e quindi il di-scorso etico-religioso sarebbe chiuso. Il provvedimento legislativo approvato nei giorni scorsi è una misura intermedia, di freno, di tamponamento, rispetto alla quale sarà curioso seguire l’applicazione pratica: ad esempio sui criteri con cui verranno valutate più o meno "stabili" le coppie di fatto che vogliono accedere alla provetta. Sotto il profilo etico, se si vogliono scomodare parole ingombranti, la legge non è né più alta né più bassa di altre norme legislative possibili; si tratta di un testo politico, da valutare anche, se non soprattutto, in quanto tale. In sostanza, Rutelli e i cattolici della Margherita possono coltivare perfino l’idea che i figli non devono mai essere prodotti in provetta; si può benissimo essere proibizionisti nella propria coscienza; ma non si capisce per quale motivo ciò debba condurre a un voto con il governo e la maggioranza di centrodestra. Ci fosse in ballo una battaglia di civiltà, questa decisione sarebbe comprensibile. Ma qui non erano in ballo i sacri principi dell’inviolabilità della vita: era in ballo una legge-pasticcio, un fritto misto compromissorio. Tre embrioni sono eticamente meglio di quattro e peggio di due? Le coppie di fatto "stabili" sono più stabili di coppie sposate e annoiate? Ecco perché una personalità indubitabilmente cattolica come Arturo Parisi ha segnalato con asprezza l’eccesso di confessionalismo della scelta di Rutelli. Nelle aule parlamentari ci sono molti modi di segnalare la propria sensibilità culturale, la propria ispirazione religiosa, i principi cardine della propria visione etica, senza cadere in operazioni trasformistiche. Ci si può astenere nel voto, uscire dall’aula, adottare il criterio della libertà di coscienza. In questo caso, si è scelto il principio di avvelenare politicamente la provetta. Nei gameti è stato inoculato un virus che segnala fra i suoi sintomi l’incompatibilità delle culture presenti nel centrosinistra. Il che getta una luce fredda sulle prospettive politiche dell’opposizione. "Uniti per unire", dice lo slogan non proprio brillante della lista unica. Ma ha ancora un senso? È vero, nella società contemporanea ci sono argomenti che non possono essere separati rozzamente con il discrimine fra destra e sinistra. E all’interno del centrosinistra convivono tradizioni culturali che devono essere negoziate e mediate. Di più: in linea di prospettiva il centrosinistra deve fare i conti con la qualità della sua proposta di governo, tenendo conto che una possibile vittoria elettorale contro l’armata berlusconiana non gli garantisce certo a priori una compattezza programmatica decente. Bene: si tratta di capire se dopo che il centrosinistra si è dissolto sulla fecondazione assistita non si dissolverà anche sui prossimi temi che emergeranno nella campagna elettorale per le elezioni europee, e più avanti nelle campagne per le regionali e le politiche. È presto per dire che alla prova dei fatti il centrosinistra si dimostrerà incapace di gestire le proprie tensioni interne. Tuttavia, dato che si sa che il principale mastice della coalizione è l’antiberlusconismo, converrebbe anche capire quale sarebbe il calcolo strategico che ha consigliato Rutelli e parte della Margherita a votare per il governo. È una sintesi brutale, ma contiene un elemento cruciale per il futuro del centrosinistra. E se ieri è prevalso il "facciamoci del male", non si riesce a intuire come domani l’opposizione riuscirà a farsi del bene.

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