Il rinnovarsi del successo di "Un caso di coscienza", serial in sei puntate giunto al bis su Raiuno, suggerisce considerazioni sul giallo e sul noir, non solo in tv. Negli ultimi anni infatti si era assistito all’exploit di Giorgio Faletti, che con due macro-romanzi ha composto una specie di hard boiled globale, privo di inflessioni locali. Oppure alle narrazioni "epocali" di Tullio Avoledo, scrittore popolare di gran classe, che con "Lo stato dell’Unione" e "Tre sono le cose misteriose" (meglio il primo, ma non male il secondo) ha costruito intrecci in cui la dimensione storico- politica incrocia l’affabulazione pura. Infine c’è l’esordio di Massimo Cotto, che ha tentato "una narrazione intimistica che si apre su risvolti psicologici inquietanti" (Faletti). Per la verità, il romanzo di Cotto ("L’ultima volta che sono morto", editore Aliberti) è ancora più ambizioso, perché prova a fondere la narrazione oggettiva su uno sfondo mitologico, creando una storia tutta disincarnata, ambientata in un luogo della memoria o dell’assenza, "gestita" integralmente dall’autore attraverso le metafore continue del linguaggio. Va da sè che la profondità degli apparati simbolici e psicologici si addice poco alla tv generalista. E allora non si potrebbe chiedere all’avvocato dei poveri Rocco Tasca (l’attore Sebastiano Somma), un altro che combatte guerre apparentemente perdute, di assumere le cadenze metafisiche dei grandi reinventori del poliziesco come D?rrenmatt. Somma è un altro dei nazionalpopolari come il maresciallo Rocca, anche se qui siamo a Trieste e le storie sono un filo più complicate. Il suo successo non dipende però nè dalla story nè dal plot, e neanche dall’anatomo-patologa Barbara Livi che forse si innamora ma dovrebbe vendicarsi proprio di lui. Il protagonista della fiction (diretta da Luigi Perelli) è la personificazione dell’italiano che la domenica non si fa la barba, che esce senza lavarsi tanto non ha impegni, magari con la soddisfazione ulteriore di lasciare lo spazzolino da denti nell’armadietto. Quindi atmosfera molto materiale, e rinvio dello scioglimento del dramma alla puntata finale, quando sperabilmente si sarà fatto la doccia. Comunque tifano per lui le mamme, che sono abituate alla scarsa igiene dei figli adulti, e anche i maschi di casa, che si sentiranno confortati nelle loro abitudini più losche (evviva il realismo! evviva la provincia!).
27/01/2006