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Eccesso di House

28/01/2009

Come ha già detto, scritto e stampato, l’autore di questa rubrica è uno "House addict", un fanatico del medico storpio e bizzarro che tratta male tutti e qualche volta prende i pazienti a bastonate. Considera certe puntate come momenti altissimi della narrazione contemporanea, superiori a molti film di grande levatura e a diversi romanzi di alta quotazione. Ciò detto, la quarta serie di "Dr. House – Medical division" lascia molto perplessi. Occorrerà una riflessione approfondita. Ma dopo avere visto gli ultimi due episodi nella stessa serata su Canale 5 (l’11 gennaio, "La testa di House" e "Il cuore di Wilson"), mentre Fox rimanda in onda la terza serie, i dubbi sono forti. Anche House ha subito uno dei processi di entropia che avvengono nei serial: a mano a mano che gli episodi si accumulano, gli sceneggiatori vengono presi dalla tentazione di forzare le tinte, di aggiungere particolari impressionanti, saturando il racconto con vicende pazzesche. Nelle due puntate viste, accadeva di tutto. Sembrava un film "pulp" di Tarantino: House si faceva fare un buco nel cranio per stimolare il cervello e ricordare chissà che, poi gli veniva un arresto cardiaco, mentre la fidanzata del cancerologo Wilson veniva raffreddata e poi risvegliata soltanto per darle modo di salutare il fidanzato prima di morire, fra pianti e lacrime. Troppo. La forza dei serial è la normalità, la routine, in questo caso illuminata dalla genialità anticonformista di House. Se il "Dr. House" diventa una storia di casi incredibili, il fascino svanisce. Non è possibile che in un ospedale ci siano ogni cinque minuti eventi ai confini della realtà. Pollice verso (ma comunque l’amore rimane).

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