Contrariamente alle aspettative, il wrestling è un esercizio mentale. Non per chi lo pratica, ma per chi lo guarda. Provateci anche voi: basta non avere un tubo da fare, accendere la tv e cercare qualche combattimento, cronache di Giacomo "Ciccio" Valenti e Christian Recalcati, oppure su Sportitalia, e anche sul satellite, Gxt, canale 702 del bouquet Sky. Dopo di che ci sono alcune possibilità: 1. Siete un intellettuale, o credete di esserlo, e quindi scappate via perché vi fa schifo quell’americanata; 2. Siete una donna, e le donne sono lealmente ancorate al principio di realtà, sicché a loro la lotta finta non piace; 3. Siete un bambino, e allora vi godete lo spettacolo. Noi apparteniamo alla categoria "bambini", e quindi quando incrociamo un match non riusciamo a staccarcene. È tutto falso? Una recita? Un "récit?", un plot, uno script, un film, una sòla? E chi se ne frega. Quando salgono sul ring i fantastici eredi di Mazinga, cioè John Cena, Ray Mysterio o Eddy Guerrero ci sono due possibilità ulteriori. 1. Vi godete il massacro, le botte, i voli d’angelo dalle corde, i tradimenti, gli insulti, le vendette; 2. Chiamate in causa Propp e Barthes. Noi facciamo entrambe le cose. Ma prima di tutto ci incacchiamo con quelli che dicono che è cacca americana: baby, tutto è cacca americana! Non c’è una cacca buona e una cacca cattiva! C’è la cacca bella e la cacca brutta. Quella che ti piace e quella che no. Altrimenti non dovrebbero piacerti neanche le "Desperate Housewives", che piacciono tanto a quelli che se la tirano. Si sa come va il trend: ci sono quelli che sostengono che il capolavoro della stagione è "Con le peggiori intenzioni" (Mondadori) di quel tale Piperno, e quegli altri invece che si appassionano alla biografia di Michael Schumacher di Leo Turrini (Mondadori anche lui), giurando che è il migliore romanzo del semestre, e difficilmente verrà battuto nel semestre successivo anche se sbucassero altri Piperni. Noi stiamo naturalmente con Schumacher, perché ci piace il popolo. Mentre non ci piacciono quelli che dicono che il wrestling è diseducativo: come se i bambini non sapessero la differenza fra realtà e finzione o (più precisamente) fra reality e fiction. Sostiene qualcuno che i bambini sono transitati dai supereroi, cioè dai cartoni animati giapponesi, ai cartoni animati in (molta) carne e (molte) ossa. Mica male, come ipotesi sul wrestling.
02/06/2005