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Fermate l’Italia ho lo stress

10/03/2005

Ci sono milioni di motivi per essere stressati. La mancanza di tempo, la sensazione di essere infilati dentro automatismi pazzeschi, il senso che la vita "l’è malada" per un parcheggio introvabile, la percezione quotidiana che lavorare stanca e i colleghi sono odiosi. Eppure c’è una forma di stress che sintetizza tutte le altre, è uno stress quintessenziale, un distillato alchemico dell’Italia ansiogena: infatti, 400 mila individui, l’1 per cento del corpo elettorale, sono stressati dalla sola presenza di Silvio Berlusconi. Altro che grazie di esistere. Il premier per loro è una polarità malefica, un accumulatore di negatività, un contatore elettrico del male quotidiano. Ma a sua volta Berlusconi deve avere 400 mila cause di stress. Una per ogni per capello trapiantato, e non soltanto perché la caduta di uno solo dei nuovi capelli è un colpo al cuore. E poi tutto il resto, una folla di agenti del logorio: quel permaloso del presidente della Repubblica che se la prende, i giornalisti che all’85 per cento sono di sinistra, le leggi che si sa come entrano in Parlamento e non si sa come ne escono, i magistrati che mettono le mani nelle scartoffie dell’azienda, Gianfranco Fini che «non mi viene dietro» e si rifiuta di assecondarlo nelle battute, Carletto Ancelotti con la resistenza vischiosa alle sue disposizioni tattiche sul Milan a due punte… In confronto, per stare sul lato calcistico dello stress, Massimo Moratti è placido e beato. D’accordo che il suo stress si chiama Adriano, lo statuario centravanti brasiliano che si è prosciugato, svuotato, sgonfiato, ma il patron dell’Inter è ormai abituato da anni alle spese pazze senza risultati visibili, alla tensione domenicale, alla fatica di pareggi senza volto (come diceva lo scrittore Nick Hornby, «la vera condizione del tifoso è un’amara delusione» e allora chi è più tifoso e più stressato di Moratti?). Stress, sindrome interclassista. Cambiano evidentemente i ruoli e le funzioni sociali, Perché Montezemolo e Marchionne hanno pensieri diversi da quelli del pubblico impiego, e Yaki e Lapo possono trovare soluzioni esistenziali e di intrattenimento più brillanti di quelle dei loro coetanei (perché un conto è uscire con una collega e un conto con Martina Stella), ma alla fine i meccanismi del disagio sono identici al vertice così come nella pancia della collettività. È la convivenza che genera stress: Romano Prodi che deve convivere con Fausto Bertinotti, e soprattutto con coloro che gli rimproverano l’alleanza con Bertinotti; mentre quest’ultimo ha il suo daffare per controllare la tensione procuratagli dai suoi compagni trotzkisti, e da tutti quelli che lo criticano perché ha perso di vista "il concetto di imperialismo". Dice la ricerca presentata in queste pagine che una delle origini dello stress perdurante è la frustrazione determinata dalla mancata soddisfazione nel lavoro, anche se si stratta di una professione in sé prestigiosa e, a detta degli altri, gratificante. E allora non c’è rimedio. Se il sesso prestazionale genera angoscia, il lavoro domestico è una condanna supplementare per le donne, se ogni risveglio mattutino è lo starter di un oscuro malessere, addio alle illusioni: l’esistenza in sé è una fonte di dolore, l’inferno siamo noi e sono gli altri, il mondo è una cupa cospirazione ai danni di tutti. Cerchiamo di difenderci restando sempre connessi, "wired", con il cellulare acceso, l’e-mail aperta, il satellite e il digitale collegati, nella vaga speranza che essere connessi depotenzi l’angoscia, e che l’arrivo di un sms porti una risposta. Tutto inutile. Ogni decisione è una pena, ogni apertura si richiude: Marco Pannella stressa i cattolici e i cattolici stressano i radicali, i riformisti sono, o erano, stressati da Furio Colombo e dal girotondismo. Siamo nei pressi del "bellum omnium contra omnes", tutti sono nemici di tutti. Giovanni Masotti stressa Daniela Vergara, Milly Carlucci ha stressato perfino il compassato Renzo Arbore. Ce lo ricordiamo, l’inno dei disincantati, dei distaccati, dei rilassati, di quelli delle ore tarde: "Che stress, che stress, che stress di giorno… Ma la notte no!". Vero niente: nel tempo dello stress totale, anche la notte stressa.

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