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governo alla card

03/07/2008

Sarebbe il caso di spiegare al governo ombra e tutto il Pd che per fare un’opposizione decente occorrerebbe prima di tutto capire che cosa sta facendo il governo. Anzi, che cosa ci sta facendo. Invece il commento all’iniziativa dell’esecutivo è stato lasciato finora a sporadici interventi dei ministri ombra, senza che si sia proceduto a una lettura complessiva dell’azione di governo. Questo vale soprattutto per il programma politico-economico di Giulio Tremonti. In primo luogo bisognerebbe avere messo a fuoco, anche a fini polemici, che il governo Berlusconi è un governo che aumenta le tasse. Il suo inventore Tremonti ha avuto l’idea di intitolare la nuova tassa a Robin Hood, e anziché le pernacchie che si prese Romano Prodi nel giugno 1996, quando rispose a Sergio Cofferati dicendo che «per la prima volta Robin Hood agisce nella giusta direzione» (perché la manovra non colpiva i redditi bassi), si è guadagnato applausi e commenti ammirati. «Ganzo», scrive di continuo "Il Foglio"; e la fragilità morale della comunità intellettuale, quella che fino all’altro ieri aveva inneggiato al liberismo, induce al silenzio e alla corrività. Gli ultraliberisti che criticavano aspramente il centrosinistra ora svicolano, occupandosi d’altro. Dopo di che, con i soldi della tassa aggiuntiva inflitta a petrolieri, banche e assicurazioni, dovrebbe venire fuori il sostegno ai redditi più deboli. Purtroppo lo strumento individuato a questo scopo è deprimente, la cosiddetta "social card", una tessera che servirà più che altro a qualificare i poveri come una categoria ufficializzata da una carta annonaria del Terzo millennio. Essa dovrebbe assicurare, in modo per la verità problematico, un volume di sostegno annuale, fra sconti per l’energia e vantaggi ottenibili in centri di vendita convenzionati, di 400 euro. Si può segnalare che l’orrendo Prodi, l’uomo da dimenticare, la causa di tutti i mali del Paese, con una misura destinata ai pensionati al minimo e agli incapienti aveva trasferito circa 500 euro annuali, pronta cassa, senza umiliare nessuno con la tessera del pane. E allora si tratterà di inquadrare bene una serie di misure che tendono a selezionare con precisione gli strati sociali, ripristinando una specie di ancien régime. Non c’è niente di liberale in questi provvedimenti. C’è paternalismo e demagogia, come ha mostrato con i suoi conti Tito Boeri su "la Repubblica", facendo a pezzi la Robin Tax. Eppure Tremonti intimidisce le migliori intelligenze dell’opposizione, che si guardano bene dal dire che cosa significa in realtà la manovra del centrodestra. Quindi sarà meglio che i responsabili del Pd si sveglino e capiscano alla svelta che cosa sta succedendo. Il governo Berlusconi è un governo classista, una compagine corporativa, "arti e mestieri", mascherato da trucchi demagogici. Fa specie, considerando l’alto numero di personalità socialiste al suo interno, ma come si fa a negarlo? Basta prendere in considerazione una misura come l’abolizione della "tracciabilità" dei compensi professionali, un tratto di penna che ha tutto l’aspetto di una misura simbolo, un via libera per il ritorno a pratiche evasive. Vedremo in seguito se i tagli agli enti locali si configureranno come una deprivazione del welfare state, e se è cominciato e fino a che punto eventualmente si spingerà l’attacco alla sanità pubblica. Ma intanto, sembra di capire che Berlusconi e Tremonti si sono premurati di chiudere la bocca alla Commissione europea, accettando l’iter di rientro del deficit approvato dal governo precedente, in modo da avere mani libere all’interno dei confini. Qui in Italia faranno tutto il possibile per premiare il loro elettorato, cioè la vasta tribù del lavoro autonomo, a sfavore del lavoro dipendente pubblico e privato. Tutto questo fra gli applausi dei "laudatores", e mentre le migliori teste del Pd, da Michele Salvati a Nicola Rossi, sostengono che occorre proseguire sulla strada del "dialogo". Ma andiamo, quale dialogo? Anche senza recuperare il tema dei provvedimenti ad personam, l’attacco alla magistratura, la lettera imperiale al meschino presidente del Senato, il nuovo lodo Schifani, anche senza i giochetti su Rete 4 e contro il Tribunale di Milano, il governo Berlusconi è il governo della "card" per i poveri. Basterebbe questo a qualificare la sua politica come una politica peronista. Tanto varrebbe rendersene conto, elaborare l’identità del governo Berlusconi come tema qualificante. Il ritorno alla politica, da parte di un Pd avvilito, coincide anche con la fine delle illusioni.

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