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Gran Premio Formula Voyeur

09/08/2007

L’osceno, come il diabolico, si nasconde nei particolari. Chi ha visto l’incidente capitato al pilota inglese Hamilton nelle prove ufficiali del Gran premio di Formula uno al Nürburgring, non è rimasto colpito dalla dinamica: alla velocità di 260 chilometri l’ora salta una ruota, la MacLaren di Hamilton parte per la tangente, rimbalza sulla ghiaia e si infila nella barriera di pneumatici. Tutto comprensibile. Era stata molto più spettacolare, qualche gara fa, la carambola del polacco Kubica, che era servita a dimostrare la tenuta della cellula di sopravvivenza delle macchine attuali. Ma l’incidente di Hamilton ha avuto una caratteristica particolare: poiché è stato seguito "in soggettiva" dalla telecamera posta sulla vettura, si è potuta vedere tutta l’uscita di pista, fino all’impatto con il muro di gomme. A colpire molti spettatori sono stati gli istanti che hanno immediatamente seguito l’urto: un’inquadratura perfettamente centrata ha mostrato le gambe del pilota inglese, scosse da un tremito irrefrenabile. Era un movimento convulsivo, che sembrava segnalare una condizione terribile per il giovanissimo Hamilton. Il quale è poi riuscito a portarsi fuori dalla vettura ma solo per accasciarsi sul terreno. È chiaro che se si montano le telecamere sulle monoposto si accetta il rischio che mostrino "tutto". Un rischio accettabile dal momento che la tecnica ha praticamente espulso la morte dalla Formula uno. Ma se mostrare una scena è giusto, far vedere numerosi replay di quella scena può non essere giusto affatto. Rivedere per l’ennesima volta le gambe di Hamilton agitate come in una diabolica pedalata è sembrata una specie di peccato mortale dettato dal voyeurismo tecnologico. Certo, la Formula uno è noiosa e va vivacizzata. E nel caso di Hamilton non si sa a chi dare la colpa: alla regia tedesca?, all’inconscio tecnologico che vuole esibire tutto, compresa la morte in diretta? (perché poteva effettivamente trattarsi di una tragedia in diretta). Ma il reality show sulle convulsioni di un corpo traumatizzato dovevano risparmiarcele. Vista una volta, quella scena, poteva essere semplicemente affidata alle parole dei cronisti (molto brava, anche in questo caso, tutta l’équipe della Rai). Perseverare è effettivamente diabolico, e lo spettacolo del corpo offeso nel pomeriggio del sabato non è riscattato dal lieto fine della vicenda, con Hamilton in pista e in tv 24 ore dopo.

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