Chissà che cosa succede nella personalità di un protagonista televisivo, quando il successo (ma anche l’insuccesso) lo induce al "procomberò sol io". È accaduto a Pippo Baudo, dopo la fortunata edizione 2007 del Festival di Sanremo: prima la lite con Fabrizio Del Noce, e qui aveva ragione Baudo, perché non si mette in discussione l’allenatore mentre sta vincendo il campionato, e non si capisce che cosa darebbe in più Paolo Bonolis a Sanremo; e poi lo scontro totale, la guerra infinita, contro i politici, Prodi, Padoa-Schioppa, l’insensibilità della politica rispetto a ciò che vuole il popolo. Eh già, il popolo: c’è un momento delicatissimo, anzi cruciale, in cui il conduttore o presentatore si convince che dietro di sé non ha soltanto l’audience: ma che anzi l’audience si è trasformata in popolo, in partito, in folla, in "quarto Stato". E quindi Baudo non si rivolge al mondo politico come un prestatore d’opera, ma come un leader più o meno carismatico. Il senso profondo dell’agit prop Baudo, o chi per lui, è il seguente: «Cari i miei signori, voi fate la politichetta, io invece ho con me la gente: la quale è contenta dei miei cachet milionari, gode dei miei compensi stratosferici, perché io assicuro lo spettacolo, i lustrini, le donne, i cantanti, la Hunziker». Discorso chiarissimo. Quando conquista gli indici d’ascolto, sua Pippità non molla lo scettro (e neppure lo share). Prima attacca e poi chiagne, dedica madrigali d’amore alla Rai, si sdegna contro i politici, poi arriva sul proscenio e fa la scena madre: «Sono un democristiano». Chi se ne frega, naturalmente, se gli manca tanto la Dc. Sarebbe come se Michele Santoro, dopo avere litigato con Clemente Mastella, venisse davanti alla telecamera e, fissando il pubblico a casa, confessasse che gli manca tanto Potere operaio o roba del genere. Di solito, i conducator tv invocano il servizio pubblico come servizio al pubblico televisivo. Grazie, ma non abbiamo bisogno di servizi, né pubblici né privati. Ci arrangiamo da soli, con la tv e il telecomando, senza guide spirituali. Anche perché questi simpaticoni dicono che vogliono servire il popolo, ma in realtà si tratta di audience, non di popolo. Non abbiamo bisogno di capipopolo, di Masanielli e Ciceruacchi. Le battaglie civili, se ne abbiamo voglia, le facciamo per conto nostro: quella che fate voi è solo tv, bellezze, la solita marmellata, credete che non l’abbiamo capito?
22/03/2007