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La guerra di Guerri

15/04/2004

Guai a toccare l’Orco, cioè l’Elefantino, alias Giuliano Ferrara, insomma la mente del "Foglio". Si rischia grosso, e non solo per la sua stazza. Indifferente ai sortilegi, Giordano Bruno Guerri ha aperto le ostilità. Prima presentando "L’Indipendente", giunto alla quarta incarnazione come quotidiano, come l’alternativa al giornale cult della destra, divenuto «troppo autoreferenziale». Poi facendosi sponsorizzare dalla coppia scoppiata Berlusconi-Fini al lancio romano del quotidiano «futurista», fra 700 invitati, compresi Tony Renis e Mogol. Quindi giocando ogni giorno col fuoco, in una guerra fra eretici, gente facile a farsi bruciacchiare. Grande guerricciola tra due figure agli antipodi. L’Elefante, un quintale e mezzo di politica, di malizia, di menzogna come anticamera della verità polemica. Giordano Bruno, l’esilità fatta pallore, immagine dark, mente sempre febbricitante. Per capire qualcosa della guerra di Guerri è utile dare un’occhiata al suo sito Internet (www.giordanobrunoguerri.it) molto spettacolare, con tutti i migliori plug-in, dove campeggia il motto "La mente va aperta come un paracadute", e da cui si può accedere a una biografia fluviale. Se di Ferrara, a parte prefazioni e appendici, si ricorda solo un breve saggio sul filosofo Leo Strauss, Giordano Bruno, cinquantatré anni, ha una produzione libraria vastissima, dedicata fra gli altri a Bottai, Ciano, Malaparte, la "povera santa" Maria Goretti. Ha diretto "Storia illustrata", è stato direttore editoriale della Mondadori, è stato considerato un allievo di Renzo De Felice («Con il quale invece ho soltanto litigato»), ha condotto programmi tv e fatto cinema. Conclusione, in terza persona: «Ha vissuto moltissimo. E vuole continuare a farlo». Basta questo curriculum per intuire che Guerri non è uno che si tira indietro. L’idea di entrare a spintoni nel club dei giornali da quattro pagine e un euro, presidiato dal "Foglio" e dal "Riformista", era audace. Entrarci da destra, ma guardando anche a sinistra, con un editore come il geometra Italo Bocchino (An, commissione Telekom Serbia) era ancora più spavaldo. Ma il vero manifesto, o la vera locandina programmatica del nuovo "Indipendente" è stata la lettera di un Ferrara apocrifo, pubblicata sul numero d’esordio, che annunciava le sue dimissioni dalla direzione del "Foglio" a favore del terzista di "Batti e ribatti" Pierluigi Battista. Pesciolino d’aprile. Giochetto che non è nemmeno diventato il tormentone che poteva essere. Tuttavia non si è Orchi per nulla. Il giorno dopo, nella rubrica delle lettere, l’Elefantino barriva: «Scherzetto di un fogliuzzo che imita le nostre beffe, "Il Pitigrilli dei piccoli"». Non male, come avvio di scaramuccia. Pitigrilli, alias Dino Segre, dannunziano antidannunziano, decadente full time, è l’autore di libri fortunati fra le due guerre come "Dolicocefala bionda", "Mammiferi di lusso" e soprattutto "Cocaina". Ahi. Eccoci alla polvere bianca, neanche troppo terapeutica. Si allude? Ma certo che si allude. Se poi Giordano Bruno, nella rubrica su fondo azzurro "L’anticentro", definisce Adriano Sofri «il raffinato intellettuale galeotto», invitandolo a fare il piacere di chiedere la grazia (oppure «Rimanga in carcere per tutto il tempo che gli resta»), la vendetta del "Foglio" era sicura. È arrivata puntuale lunedì 5 aprile, con l’edizione straordinaria del quotidiano a sostegno dell’ultima iniziativa di Marco Pannella, nella rubrica teppistica di Andrea Marcenaro "Andrea’s Version". Il giornale di Guerri si è autopromosso con lo slogan "Indipendente fino all’ultima riga"? Ecco allora una serie di parafrasi marcenariane con molti vistosi sbuffi di polvere bianca: «Indipendente, non si perde una pista». «Indipendente, il quotidiano che vi dà la polvere», e via di seguito con il giornale «che fiuta e rifiuta». Il giorno dopo, Guerri pubblica la lettera di un lettore volonteroso: «Secondo il "Foglio" fai uso di cocaina. Se è vero, mi dai l’indirizzo del tuo pusher?». Buona la battuta, ribatte il complice Guerri. Ma la risposta carogna è in prima pagina, nella solita rubrica azzurra anticentrista, e riguarda ancora l’iniziativa per Sofri: «Grottesca pantomima» che «ha superato qualsiasi limite razionale», lasciando pensare che «vi siano oscure ma pericolose armi di ricatto – di Sofri e dei sofriani – alla base di comportamenti politici così frenetici». Si aspettano rappresaglie. O per meglio dire: fuoco alle polveri.

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