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La maionese impazzita

06/12/2001

Uno zapping quotidiano sulle reti a tiro di telecomando significa mediamente un accesso di schizofrenia. Perché in tempi "storici", tra avvenimenti debitamente epocali, nel corso del virtuale scontro di civiltà, uno chiederebbe non esattamente la Cnn ma una intonazione plausibile. Sobrietà di accenti, tempestività sui fatti e puntualità degli aggiornamenti. E naturalmente un’evasione di qualità, quando occorre (e come, se occorre). Invece per inseguire un’ombra, un indizio, uno spunto d’interesse, non si può fare affidamento sui palinsesti. La tv dell’epoca afgana è brodo di dado, o una marmellata con gli ingredienti che non si amalgamano, e la logica che va, più o meno letteralmente, a letterine. Dato che intrattenimento e approfondimento non hanno più confini riconoscibili, il logo di un programma non garantisce di per sé il prodotto. Il talk show di seconda serata svaria fra tragedie belliche e dive da calendario, geopolitica, oleodotti, strateghi, ereditieri, e per menù il faccia a faccia tra Vissani e Marchesi in cui Vespa sovrintende al risotto. Se malgrado tutto l’appetito televisivo perdura, resta alla fine uno spezzone dello show di Costanzo con la sua galleria di freak. Pazienza per le reti private, in sostanza il polo Mediaset, che hanno per missione aziendale il lavoro sporco sugli ascolti, complice la taricona Mascia del "Grande Fratello" o la fumeria d’oppio basso-popolare di Maria De Filippi. Ma la televisione pubblica, che infila le micidiali perle di commedia dell’arte manipolata nella stringa pomeridiana Panicucci-D’Eusanio, in attesa della riapparizione di nostra signora delle lacrime Raffaella Carrà, che giustificazioni può addurre? Quali logiche, quali finalità, quale servizio? Ci si ritrova pienamente schizofrenici nel senso che il trash di Panariello sul marsupio tramuta in un classico il ricordo delle vanvere di Celentano sui trapianti, ma anche perché ci si sorprende a scovare la cultura (eh sì, la cultura, gli approfondimenti, le interviste, i libri, le donne musulmane, il conflitto di civiltà, il conflitto d’interessi, il conflitto sulla bioetica) nelle ore della eccentrica coppia mattutina Saluzzi-Giurato, oppure nel game-show serale e "alto", dati i termini di paragone, di Pippo Baudo, e l’informazione in un incrocio fra "Le Iene" e "Striscia la notizia". Mentre a difese travolte qualcuno troverà accenni di rispetto per il codice scolastico- nozionistico nell’intrattenimento famigliare di Gerry Scotti. Ma può essere un’illusione ottica, e che in realtà le tracce di qualità siano spore residuali: mentre il destino della tv consisterà semplicemente nell’occupare spazi, strisce obbligate di spreco del tempo per un pubblico forzoso. In questo caso, resta solo da chiedersi a che cosa servono i consigli di amministrazione, le commissioni, i grandi budget, i cast, gli autori. Tanto vale lasciare che la tv si faccia, con paranoia autoreferenziale, tutta da sé.

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