Calcio, extrema ratio del dibattito politico-culturale. Inutilmente Silvio Berlusconi ha rimediato che contro Zoff trattavasi di argomentazione tecnica. Perfino i suoi alleati Fini e Casini hanno sentito il bisogno di differenziarsi da lui nel nome dell’identità italiana, con un occhio a Ernesto Galli della Loggia e Gian Enrico Rusconi. Inutile rimarcare che Walter Veltroni, giurando sull’album delle figurine Panini, si è scagliato contro il delitto di lesa patria. Quindi conviene prendere tutto sul serio. Per i cacciatori di indizi, si segnala che la guerra pallonara era stata preceduta da una prolungata polemica talmudistica (come avrebbe scritto a suo tempo Palmiro Togliatti) fra l’"Iceberg" quotidiano della "Stampa" e il "Riempitivo" di Pietrangelo Buttafuoco sul "Foglio": reo il quotidiano torinese di avere alzato l’invocazione "Forza, Italia" utilizzando una pudica virgola "interdentale" per pruderie antiberlusconiana. I segnali a base di virgole erano proseguiti per giorni, ed erano evidentemente di pessimo auspicio, visto che Zoff per una virgola, o una svirgolata, ha perso. Dopo di che, inutile chiedersi se la polemica sul calcio di destra e di sinistra (di destro e di sinistro?) ha un senso, fuor dalle virgole e dalle vongole. Certo che ha un senso. Da un lato, si è visto subito il calcolo del centro-sinistra, pronto a scagliarsi contro il fellone, nel nome del politically correct e dei buoni sentimenti. Dall’altro, c’è stata una nuova invenzione pop del Cavaliere. Il suo ruolo non consiste nel dare voce agli spiriti animali dell’Italia profonda? E allora si tratta di capire che cosa pensa questa Italia della quasi vittoria, cioè piena sconfitta, di Zoff. Uno psicologo realista informerà che più dell’amor fati, e della presunta riconoscenza per la finale europea, resterà per decenni nell’animo degli italiani un rancore di massa per chi li ha illusi e poi delusi. E allora qual è il calcolo politico migliore: sponsorizzare la splendida sconfitta e il grazie lo stesso? Oppure affondare metaforicamente il pugnale nella schiena del mancato vincitore? Sul rancore non si costruisce un governo, ma si può far passare gli altri per incompetenti. Il Berlusconi postprandiale può agire da "tennico", come lo chiamerebbe lo Stefano Benni di "Bar Sport", ammantato dal nome calcistico del suo partito; gli altri, il centro-sinistra, sostengono la tesi libresca del bello e perdente. All’inizio l’opinione pubblica pare preferire la retorica dell’arco costituzionale, sancita dai cavalierati di Ciampi, alle incazzature biscardiane di Berlusconi, argomentate dal filosofo Lucio Colletti. Ma sotto sotto, se fare politica significa interpretare gli umori del pueblo, mentre il centro-sinistra parla a nome del fair play, il Cavaliere sdogana la disillusione incarognita. Soliti dualismi del bipolarismo imperfetto. Per una virgola, Prodi perse il posto, con il famoso 313 a 312. Ormai si è affermato il criterio per cui l’importante è vincere, non interessa come. Allora, fuor dai moralismi, chi è il vincente, Berlusconi o Zoff? Il vogliamoci bene o il facciamogli del male? Senza aggiungere che il leader della destra ha lanciato anche un messaggio sottile. Non date retta a La Loggia e a Pisanu, che lo sostengono "perinde ac cadaver": rientrando in campo, il Padrone fa capire che si può essere in dissenso. Non sul modello tedesco, tramontato il Trap e inascoltato Sartori, non sul sistema francese, non sulla ricetta spagnola: ma sul gioco all’italiana, in Casa c’è libertà.
13/07/2000