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L’anno zero della politica

28/05/2009
TELEVISIONE

Per ragioni contingenti, in questi giorni guardo una quantità di talk show politici. Comincio al mattino con "Omnibus", finisco a tarda sera con "Ballarò" o con "Tetris", in cui Luca Telese gioca con la politica con domestica furbizia. Ma l’importante non sono i programmi. Lo capisce anche un bambino che "Annozero" è il format di Michele Santoro, costruito come infotainment di sinistra, inclusi i sinistri raziocinanti e i sinistri vocianti. Che la galleria di protagonisti di Giovanni Floris è una compagnia di giro, con i soliti compagnucci. Eccetera. Ma se uno vuole farsi idee spicciole su come vanno le cose, gli conviene concentrarsi sugli ospiti dei programmi soprattutto di seconda serie, dove imperano destri minori, leghisti di mezza tacca, sindacalisti light, dipietristi hard, respingitori marittimi, xenofobi formato famiglia. Lo spettacolo, sia concesso dirlo a chi non ha mai voluto cedere alla vena dell’antipolitica, è generalmente desolante, soprattutto dal lato del lessico. I gregari di Montecitorio parlano un autentico linguaggio di legno: sono tutti contro gli sprechi, a favore del governo che ha fatto le cose, entusiasti nel sostegno al premier, a Letta, a Bertolaso, anche al sisma. La sensazione del regime non viene dal superpotere di Berlusconi. Viene dalla mediocrità dei comprimari, dalla compulsività con cui fanno propaganda alla parte "vincente". E poi dicono che uno diventa snob. Ma quando mai. L’unico momento di verità, nelle ultime serate, è stato magister Sartorius dalla Gruber (ammesso che fosse la Gruber, che fosse Sartori, che fosse quella volta lì). Il politologo satanico è sempre lui. Che il Signore misericordioso ce lo conservi.

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