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Lo stile è al potere di Edmondo Berselli

10/01/2002

L’opposizione non si stracci le vesti per il crimine di lesa satira: le iniziative di Maurizio Gasparri, e la sua stessa esistenza politica, sono fra le poche ragioni che consentono al centrosinistra di far finta di essere vivo. Ciò che forse è sfuggito alle menti più raffinate dell’Ulivo è l’emersione di un ceto politico inabituato alle cerimonie d’antan, talmente esplicito e diretto da concedersi dimostrazioni di arroganza, o di famelicità rispetto al potere. Quindi la questione di spicco non è l’eventuale processo di beatificazione di Simona Ventura, ma qualche riflessione sul perché un ceto politico estemporaneo per cultura, precario nel galateo, privo di tradizioni e scuole politiche, sia riuscito a conquistare la maggioranza dei voti, e a tenersela stretta. Gaffe planetarie, autarchia sui dossier europei, leggi ritagliate sulla fisionomia dei grandi "clientes", velleitarismo in economia, provincialismo nell’iconografia, tutti questi elementi infatti non hanno scalfito, se non marginalmente, il grado di consenso del governo. Anzi, può essere che le battute di Berlusconi sul prosciutto e sulla renna marinata, come pure le telefonate in diretta del trafelato Gasparri, o l’aggressività stridula di chi governa contro l’opposizione, il rivangamento del passato fonte-di-tutti-i-mali-per-colpa-della-sinistra, ma anche le disinvolture milionarie alle Molinette di Torino di Luigi Odasso (il Mario Chiesa del Terzo millennio), appartengano alla stessa cifra comportamentale: quella di un ceto politico sradicato, riluttante verso le vecchie convenzioni e i protocolli tradizionali della politica, quindi incline a farsi da sé le sue regole. Un ceto rispetto al quale non è il caso di protestare giorno per giorno, su ogni polemica, su ogni pretesto, su ogni sbrego dell’etichetta. Perché i casi sono due: o questa classe politica e parapolitica è perfettamente congruente con la maggioranza della società italiana (e questo può darsi benissimo, visto il formidabile effetto sulla psicologia collettiva provocato dal duopolio televisivo negli ultimi anni); oppure no, questi sono alieni, gente che ha colto un’occasione nella politica solo grazie alla caduta dei grandi partiti di governo. Ma che sia vera l’una o l’altra ipotesi, le conseguenze per il centrosinistra non cambiano: per mettere in crisi la Casa delle libertà serve a poco stigmatizzare l’ultima inadeguatezza, l’ultima cravatta inopportuna, l’ultima maleducazione, l’ultimo sgarro istituzionale. Occorre un progetto politico, come dicono tutti. Ma occorre anche una prassi di controllo costante, per dimostrare che le politiche di Tremonti sono sbagliate, se lo sono, e che il blocco della vendita di Raiway è stato una mignottata, se lo era, e che l’uscita dal gruppo dell’Airbus è stata una defezione antieuropea, se lo è. Insomma, ci vuole metodo e credibilità. Altrimenti, alla lunga anche l’arroganza dei Gasparri diventerà la simpatica esibizione di uno stile nuovo.

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