Ciò che è sfuggito ai critici di Daniele Luttazzi nella querelle televisiva con Giuliano Ferrara, è che si è trattato di un duello fra spiriti irridenti: e nonostante Luttazzi si qualifichi (anche con apposite epistole a Dagospia e a questo giornale) come satiro politico, sottolineando politico, la vittoria è andata al politico satirista direttore del "Foglio", sottolineando satirista. Non solo perché di questi tempi la vena di Giulianone si è mostrata in abbondanza sul suo giornale con l’autocandidatura alla direzione prima de "l’Unità" degli Angelucci e poi del "manifesto" nella versione Cusani; da tempo infatti Ferrara conduce una battaglia sulfurea, in quanto fautore di D’Alema che sostiene il partito di Veltroni con il supporto di Berlusconi (ma in privato aggiunge sornione: «Sì, ma con la benedizione di Ratzinger»). Bene, contro un tipaccio così, l’esile Luttazzi aveva tutto da perdere: perché mentre molti lo criticavano per la maleducazione, il conduttore di "Otto e mezzo" ha pubblicato sul "Foglio" una recensione di Luttazzi, firmata dall’acribioso Christian Rocca, in cui si dimostrava che l’ormai celebre scena sadomaso che immortalava il ciccione nella vasca da bagno, sommerso da un profluvio sterco-urinario, era il calco di uno sketch di Bill Hicks vecchio di anni; la definizione del neologismo "giulianone" come l’esito immondo di una pratica sessuale alternativa si deve al comico Dan Savage; e un’idiozia sul volo di una mosca per cui Luttazzi si accapigliò con Bonolis, ritenendosi scippato, oltre che essere patrimonio dell’umanità ha il copyright del comico George Carlin. Conclusione: i satiristi farebbero bene a scegliere con attenzione i loro bersagli.
26/12/2007