gli articoli L'Espresso/

Luttazzi supershow

13/06/2002

Berlusconi dice di avere 65 anni: in realtà ne ha 68, ma tre glieli hanno prescritti. Oplà, si sghignazza. Eccolo qui lo "one man show" criminoso, lo spettacolo itinerante di Daniele Luttazzi. Vox clamantis da una catacomba blasfema, da un ridotto sarcastico e lunare: il fortino di un fantasista colto, che probabilmente avrebbe voluto dedicarsi alle sue amate congetture di maniaco del sesso e che invece le ironie della cronaca hanno spinto all’impegno iper-politico. Solo, davanti a un pubblico che ride con complicità anche quando emette boutade tremende su Cristo in croce, Luttazzi risponde a presunte lettere di ammiratori. "Satyricon", exploit di resistenza pura, o di rassegnazione ultramilitante, oscilla per due ore fra il terrorismo verbale e la carognata surreale. «È l’equilibrio aureo della serata», ammicca il terrorista. «Prima un po’ di battute elevate. Poi, scoregge». Con equilibrio aureo si infila in presunte centurie di Nostradamus: «L’aria di Porto Marghera diventerà così inquinata che la frase "chi ha scoreggiato?" verrà pronunciata con un sorriso di gratitudine». Dilata le narici con beatitudine, annusando l’aria. Tutta la prima parte dello show è berlusconeide allo stato brado. Condotta con lo stile di uno che al momento buono va in America, scopre David Letterman, si inventa uno stile pochissimo italiano, dove la crudeltà e la volgarità vengono sempre riscattate da un’alzata di spalle, da un gesto incredulo da clown bianco. Via con Berlusconi, dunque. Stupore quasi genuino quando racconta che un esperto giuridico di Berlusconi si chiama Pecorella, e l’altro, «non ci crederete», Vaccarella. Un belato, un muggito. Pecorella, beeeeh. Vaccarella, mu-uuuh. Una fattoria degli animali utilissima per elaborare tutto il sistema delle rogatorie, del falso in bilancio, del rientro dei capitali, con il parlamento messo alla frusta per sistemare le faccende di casa Berlusconi: «Mai vista una persona innocente darsi tanto da fare per farla franca». Il capo del governo si è lamentato che la triade Biagi-Santoro-Luttazzi gli ha fatto perdere due milioni di voti? Facile che abbia ragione, almeno nel caso di Luttazzi. La distruttiva intervista a Marco Travaglio ha lasciato il segno, ma l’impeto di Luttazzi viene fuori con effetti ancora più devastanti quando trasforma l’Uomo di Arcore in un saggio mimico stralunato: «Dice sempre: sono il migliore del mondo. Con gli operai dice: "Sono un operaio". Con i gelatai: "Sono un gelataio". Con i russi… Un momento di difficoltà, perché i russi, i russi… Poi mia madre mi ha ricordato che in gioventù ho scritto una prefazione alle opere di Cechov». Faccia stranita, occhi a palla, e inevitabile conclusione scatologica: «Ma va’ a cagare!». Boato del pubblico. Un belato, un muggito. Beeeeh, muuuuh. Sono il migliore del mondo. Con ministri meravigliosi: Bossi ministro delle riforme: Bossi e riforme, un ossimoro. Scajola, oddìo, una malattia della pelle. Castelli, faccia da tassista abusivo, «ma senza averne l’autorità morale». «Ottima squadra, l’ha definita il migliore del mondo. Ma anche l’Avvocato Agnelli disse: ottima auto, ed era la Duna». Possibile che i garantisti della Casa non lo trascinino in giudizio per diffamazione? Già fatto, grazie: «Vogliono da me 41 miliardi in totale: ma non li ho, non sono un idraulico». Per fare l’antagonista, bisogna prendersela un po’ anche con la sinistra. Ma prima è meglio chiarire: «Chiedersi che cos’è la destra e che cosa è la sinistra è una domanda di destra. Se invece eri di sinistra e ti fai queste domande significa una sola cosa: che hai sposato Ombretta Colli». Sistemato Gaber, un criterio c’è: «Con un governo di destra non riesco ad avere erezioni. E infatti con il governo D’Alema ho avuto un sacco di difficoltà». Rutelli? Mai disperare: «Hanno ricavato la penicillina dalle muffe, anche da Rutelli qualche cosa ricaveranno». Beeeeh, muuuuh. Rutelli ha fatto l’errore di andare in tv da Paolo Limiti, così tutti hanno potuto vedere che la cagnolina di Limiti era più carismatica di lui. D’altronde, in politica ci vogliono messaggi e simboli efficaci: John Kennedy, la Nuova Frontiera. Martin Luther King, "Io ho un sogno". D’Alema: "È pronta la mia barca?". Solo che le ironie a sinistra sembrano un obbligo, l’espressione di un disagio, la coazione del disinganno. Meglio tornare a destra. Beeeeh, muuuuh. «Gianfranco Fini al congresso di An ha detto che nel suo partito non c’è posto per i razzisti. Si vede che sono al completo». Di tanto in tanto, torna fuori il vetero-Luttazzi, quello che fa esplodere lo stile alla Woody Allen in un delirio porno: «Donne, uomini, siamo diversi, siamo agli antipodi. Primo incontro. Lei pensa: matrimonio in chiesa. Lui pensa: pompino in auto». E nel finale qualche petit macabre sulle fissazioni predilette: «Ho sempre la sensazione, mentre mi masturbo, che i miei parenti morti mi stiano guardando». Beeeeh, muuuuh. Firmato Daniele Luttazzi, sadico, coprofilo, maniaco per vocazione: estremista per uno scherzo del destino.

Facebook Twitter Google Email Email