Siccome noi non crediamo nel giornalismo presunto anglosassone, quello dei fischi separati dai fiaschi, mettiamo subito in chiaro il point-of-view. Il punto di vista sarebbe il seguente: noi stiamo con Pupo. Per tanti motivi. Primo: fin dalla prima puntata del programma "Il malloppo", in questa comunità di villeggianti si è scatenato un dibattito intenso: i capelli di Pupo, in arte Enzo Ghinazzi, sono più veri o meno veri di quelli di Silvio Berlusconi? La domanda è rimasta intonsa perché c’è un partito femminile che sostiene la versione toupet. Capelli artificiali, ben realizzati ma falsi. C’è una componente maschile, suggestionata dalla virilità del cantante, che giura invece sulla naturalità: la virilità sarebbe certificata dal fatto che vive da vent’anni con moglie e morosa. Secondo questa corrente d’opinione, la testa di Pupo appare così perché è così: ci mancherebbe anche che fosse calvo, dovremmo aggiornare il catalogo dei nani pelati (anche se notoriamente i nani pelati si sottopongono a sevizie per aumentare il tacco e lo stacco, nonché per infoltire i capelli sul cranio). Secondo motivo dell’"endorsement" a Pupo: ma insomma, sarà poi peggio di Paolo Bonolis? Quello del vecchio conio? Colui il quale esso lui che parla mezzo aulico e mezzo coatto, e per questo piace alle professoresse in pensione, che non capiscono che parla uguale a Renato Zero, il quale a sua volta, ahò, parla uguale a Stefano Ricucci (già, anche il marito di Anna Falchi è una vittima di Ground Zero, nel senso che fa di tutto per assomigliare a Renatino; in certe foto sembra un suo parente stretto, vedi l’effetto infallibile della "cuginanza" di Sergio Romano). No che non è peggio di Bonolis, Pupo. Oltretutto costerà un sessantaquattresimo di Bonolis. Quanto al gioco in sé, "Il malloppo" è una cretinata uguale agli altri giochi di quella fascia, dove invitano i poveri con il miraggio di arricchirli, e quindi facendoli passare per scemi quando si giocano il malloppo, così a casa tutti pensano di essere più intelligenti. Logico che poi "Avvenire" faccia critiche criticone. Ma uno normale guarda il programma solo per controllare la prestazione di Pupo. Perché ricordiamo tutti il momento magico in cui il cinico Gianni Boncompagni lo definì «la risposta italiana a Sting». Lui, Ghinazzi, l’ha ricordato nella prima puntata del gioco: è stato l’unico "sopra le righe" di una performance senza sbreghi.
25/08/2005