Considerazioni su "Il sergente", la performance di Marco Paolini tratta da "Il sergente nella neve" di Mario Rigoni Stern, mandata in onda senza interruzioni pubblicitarie da La7. Autentico evento televisivo. Dati di ascolto più che raddoppiati rispetto alle medie della rete. Io, personalmente, non sono convinto della lettura data da Paolini di questo classico moderno, ma chissenefrega: ciò che conta è che La7 ha mostrato che cosa può fare una rete televisiva quando non è vincolata da palinsesti bloccati, coazioni a ripetersi, automatismi scontati. Voglio dire: c’è uno spazio per la fantasia e la creatività nei programmi tv; e mentre le sei reti generaliste proseguono con la loro programmazione autistica, il solito blob televisivo senza capo né coda, si aprono spazi e opportunità imprevedibili per chi voglia scompaginare le abitudini. Attenzione, non è detto che la formula dell’one man show di Paolini sia replicabile, e nemmeno che lo schema scardinante consista nell’introdurre cultura (teatro, cinema) nella programmazione normale. Il successo di Paolini (e della rete) vuol dire piuttosto che dentro l’omologazione totale ci sono possibilità di scomporre, di sorprendere, di andare a caccia di spettatori. E lo si può fare senza sbattere loro in faccia i soliti format di "culi & tette". Non c’è bisogno neanche di scomodare uno scrittore bravo e appartato come Rigoni Stern, e un attore di culto come Paolini. Basterebbe capire che si deve uscire dall’ovvio, e che uscire dall’ovvio paga. Il mercato è una brutta bestia, ma ama le invenzioni. Per chiunque voglia provarci, è un’indicazione di metodo: o di anti- metodo.
15/11/2007