Ci sono sere in cui non si ha nessuna voglia di impegno, di società, di argomenti pesanti e/o civili, e si avvia lo zapping con la sola aspettativa di trovare una commedia possibilmente brillante o un programma di intrattenimento che non sia incivile. Poi invece si capita su un programma civilmente "hard", e non si riesce a staccare. È successo per una recente puntata di "Mi manda Raitre" (18 novembre), che ha proposto una storia ai confini della realtà. Riassunto: protagonista una bella ragazza di 24 anni, con un lavoro in un settore sensibile alla moda (parrucchiera), disponibile agli imperativi della chirurgia estetica. Vuole farsi un intervento di mastoplastica additiva, cioè ingrandirsi il seno. Se ne va in un centro specializzato, o presunto tale, dove le danno consigli piuttosto interessati e in una sola seduta le praticano tre interventi: rinoplastica, rimodellamento del seno, liposuzione alle cosce. Risultato: l’operazione non riesce, devono rioperarla, c’è un’emorragia, i chirurghi la caricano su un auto privata e la scaricano in ospedale al San Camillo. Rischia di morire, si salva a malapena, resta in coma 47 giorni. Esce dal calvario con danni ai polmoni e tante cicatrici. Ci si chiede perché mai una donna così giovane e bella non sa accettarsi. Ci si chiede perché in una sede medica abilitata a interventini ambulatoriali si pratichino interventoni massicci. E magari ci si chiede anche quale sia l’affidabilità di questi centri estetici, e quale sia la deontologia di medici che operano in quel modo. Tutte domande puntuali nell’epoca in cui le ragazzine chiedono il rifacimento delle tette come regalo di compleanno. Ma in questa rubrica conta solo l’apprezzamento per un programma che è riuscito a selezionare una storia del genere. Per la bravura degli autori che sono riusciti a ricostruirla come se fosse un thriller. E anche per il ruolo del conduttore, Andrea Vianello, uomo di rara bruttezza visiva e rara qualità televisiva: che chiude la trasmissione segnalando che i chirurghi in questione si sono rifiutati di apparire nel programma e hanno mobilitato avvocati per impedire che fosse fatto il loro nome e il nome della clinica. Mentre chiude il programma dicendo che no, loro i nomi li hanno fatti, Vianello in primo piano sembra un orco: ma un orco buono, che vendica un torto. Magari lo condanneranno in sede civile o penale: ma come prova di giornalismo, accidenti.
02/12/2005