Una delle tecniche da talk show inventate dagli spin doctor del centrodestra è semplice e irresistibile: dire sonore bugie. E poi ripeterle. Le bugie sono inconfutabili, anche perché ammutoliscono gli interlocutori; richiederebbero verifiche d’archivio, e in studio non c’è ovviamente né modo né tempo. Poche settimane fa, all’"Infedele" di Gad Lerner, una giovane esponente del Pdl, Francesca Pascale, consigliere provinciale a Napoli dopo una carriera in televisioni locali, ha aperto il suo discorso accusando esplicitamente Rosa Russo Jervolino di avere compiuto brogli alle elezioni comunali di Napoli. Qualche voce si è levata a contestare questa affermazione, priva di ogni prova, Lerner ha puntualizzato, ma dopo qualche minuto la discussione ha naturalmente cambiato segno, e dei brogli della Jervolino non si è più parlato. Per la cronaca, la Jervolino ha querelato, ma prima di una sentenza definitiva passeranno alcuni anni e intanto la signorina Pascale avrà ottenuto il suo scopo. Perché in casi come questo ciò che interessa ai protagonisti non è rivelare qualcosa, uno scandalo, una verità nascosta, ma semplicemente far vibrare un elemento emotivo. Poco importa della verità: importa che l’intera audience venga coinvolta in una vera o falsa entità semantica, che metta nella memoria quella dichiarazione, in modo che al momento buono risuoni ancora nell’intelletto. L’equazione Jervolino uguale brogli. Vera, falsa, mah. Per dire, circola un video della consigliera Pascale in cui quattro ragazze in costume cantano «Se abbassi la mutanda si alza l’auditelle», ma a noi non interessa, ciò che conta sono gli argomenti politici della pidiellina Pascale, se ne ha, a patto che non ripeta a pappagallo la propaganda del centrodestra. A proposito, basta ascoltare due o tre esponenti del Pdl per accorgersi che le bugie sono pianificate e costruite con perfetta sapienza. Per fare qualche esempio: «Gli italiani hanno fatto capire che vogliono una giustizia che funzioni». Figurarsi, gli italiani. Diffidare di qualsiasi politico che attribuisce «agli italiani» una volontà generale indiscutibile, e un "mandato" degli elettori alla politica. Ancora: «Il peggio è alle spalle. Stiamo uscendo dalla crisi, e in modo migliore rispetto agli altri paesi europei». Questo è uno dei mantra della destra, ma basta controllare con un po’ di assiduità i dati de "la voce.info" per vedere che si tratta di barzellette. Ma, intanto, si è riusciti per esempio a far diventare la giustizia una questione nazionale. In realtà il sistema giudiziario ha soltanto due problemi: uno, la posizione di Silvio Berlusconi; due, l’inefficienza di sistema. Il primo problema è praticamente irrisolvibile perché implica il coinvolgimento della politica, e quindi il dibattito sul legittimo impedimento e il processo breve, con l’opposizione che viene considerata "giustizialista" se si oppone a stravolgimenti costituzionali. Il secondo, l’inefficienza del sistema giudiziario, coinvolge la funzione dei magistrati, il loro ruolo, le ore lavorate, l’efficacia delle indagini, e non ultimo la gerarchizzazione del lavoro: quindi non si risolve con leggine o provvedimenti parziali. Ma nei talk show conviene raccontare bugie. All’unisono, gli esponenti del Pdl, ripeteranno le loro fole, concordate come sulle veline del Minculpop. Ma la verità ha l’antipatica tendenza a farsi viva a dispetto delle falsità ufficiali. È sufficiente guardare la realtà dell’andamento industriale per capire che l’ottimismo concordato da ministri e viceministri è una visione di facciata. Le ore di cassa integrazione sono lì a dimostrarlo; le indagini della Banca d’Italia dicono che la produzione industriale è in arretrato oggi di cento trimestri; i dati sulla disoccupazione preoccupano, e inquieta la possibilità che la crisi produca altri senza lavoro. Che importa. Ciò che conta è trasmettere visioni ottimistiche. Bugie. Ripeterle con sicurezza, sulla giustizia, sulla Costituzione, sull’economia. Signori, questo è il panglossiano migliore dei mondi possibili. Va tutto per il meglio, anzi, andrebbe tutto per il meglio se non ci fosse un’opposizione irresponsabile, ancora condizionata dai comunisti e dai giustizialisti, e incapace di collaborare. Quindi niente musi lunghi. Il primo comandamento dice: io credo nelle favole. I restanti comandamenti sono accessori. Credo in ciò che dice il ministro Alfano, il ministro Castelli, in ciò che dicono tutti i bugiardi professionisti che partecipano a "Ballarò" o a "Annozero". Amen.
18/02/2010
PORTE GIREVOLI