Ribolle sotto il sole d’agosto la mente del premier, e le sue circonvoluzioni sono in fiamme. Non è questione di piromani (che vedi caso quest’anno sono scomparsi dalle cronache): l’approvazione al Senato del legittimo sospetto ha spento una parte dell’incendio, l’ingaggio di Rivaldo è stato un flash di calmo piacere, eppure l’apparato neurale di Silvio Berlusconi è ancora eccitato: «Ghe pensi mi». Presidente operaio, presidente totale, presidente assoluto. Giunto alla sua seconda estate di governo (ma anche di lotta), di centrodestra (ma dice Lui anche di centrosinistra), il presidente del Consiglio è una macchina pulsante di desideri, di ambizioni, di progetti, di exploit. Quindi un caso imperdibile per lo psicologo politico. Sottoposto a una seduta analitica, l’Uomo di Arcore fa affiorare in primo luogo l’affascinante sindrome dell’interim. Peccato avere dovuto sostituire Scajola con Pisanu: certo, con il cambio da un dc di serie C a un dc di serie B, il salto di categoria è stato netto: ma la personalità berlusconiana sarebbe stata ben maggiormente soddisfatta se avesse potuto portare anche agli Interni i dieci chili in più nascosti sotto il Caraceni e rivelati con orgoglio al corpo diplomatico. Italia berlusconiana e forzista, ingrassa! Si era già visto che lo sdoppiamento, o il transfert, agiva "alla grande" con la Farnesina. Eh già, l’amico Bush, l’amico Putin, il sottobraccio con i Grandi, le soluzioni planetarie, il Piano Marshall per questi qui e quelli là, la riconversione della diplomazia in una Publitalia internazionale. Altro che le faccende domestiche, l’infrastruttura che non si struttura, la grande opera che non opera, il passante che non passa malgrado l’anabbagliante Lunardi (e il fastidio provocato dall’Uomo del Colle, che vorrebbe vedere al suo posto un ministro degli Esteri comme-il-faut: «Ma no, caro Azeglio, la Farnesina c’est moi!»). L’estate in Sardegna si profila popolata di incontri di gran classe: l’amico Blair, l’amico Putin, l’amico Aznar. Le correnti psicologiche più avanzate si chiedono come mai gli amici di Berlusconi siano in prevalenza all’estero, e tutti i nemici in patria. Sarà perché i leader internazionali lo prendono a piccole dosi, mentre in Italia siamo in over, e quindi dagli amici ci guardi Iddio? Appare in condizioni solo lievemente sopra la norma il centro cerebrale dell’anticomunismo. La creazione della commissione Mitrokhin, con la presidenza del senatore Guzzanti, consentirà di spulciare conti di ristoranti e rimborsi spese farlocchi, come ironizza l’esperto di intelligence Edward Luttwak, ma intanto ha placato il furore berlusconiano: si scoprirà sicuramente che l’oro di Mosca indorava il Pci, e questo consentirà di riaprire la polemica contro la solita sinistra impresentabile, «che ha perso la testa», «che non ha un leader», e che soprattutto ha il comunismo nel sangue. Sono depresse invece le onde cerebrali nell’area del miracolo economico. A dispetto degli sforzi fantasiosi dell’Homo tremontanus, cioè il superministro dell’Economia, le ombre di Osama e Saddam, di Enron e WorldCom non si dileguano, gli investimenti ristagnano, il gettito latita, il Pil rimane piatto, le previsioni dei primari istituti sono al ribasso, il deficit si innalza, i progetti sulle Fondazioni affondano, i ticket aumentano, il Dpef è una scommessa, per il taglio delle tasse vedremo: e se poi la gente si incacchia, e non crede più alla lagna dell’extradeficit? Per ora ha funzionato solo il rientro dei capitali, ma chissà se i predetti capitali sono rientrati davvero o se sono solo stati ripuliti a modico prezzo restando oltre confine. Fatto sta che il miracolo è rinviato, e questo addolora la psiche generosa del Cavaliere. Bisogna che Tremonti si dia da fare, anche se neppure il Mago del Boom può fare molto contro il crollo delle Borse, la stagnazione Usa, la lentezza Ue e insomma il momento generale, come dicono gli economisti più sofisticati, di sfiga. Vanno meglio le condizioni nell’area cerebrale del sospetto, che com’è noto è l’anticamera della verità, ma questa volta a parti rovesciate. Con l’approvazione alla Camera alta del dispositivo Cirami (un dono del re mago Melchiorre) si è fatto un passo avanti. Occorrerà ancora un po’ di pazienza, e poi la battaglia sarà vinta. Altro che incapacità di governo: ecco la riforma della "previtenza", addio ai giudici, e onore restituito all’eroico Cesare. Gli oppositori si potranno rifare leggendo le tirate del sommo politologo Giovanni Sartori contro il ddl Cirami e contro la frittatina o meglio la frattinata sul conflitto d’interessi, oppure leggendo le lenzuolate barocche di Franco Cordero, scienziato insigne che Giuliano Ferrara celebra come massimo scrittore italiano per svilirlo invece come giurista praticamente girotondista. Ottimo l’intrattenimento linguistico del professore, ma irrilevante la sua tesi giuridica: «Uh, quanto sbaglia, Cordero». Ottimo anche il rendimento nel centro neurale del potere. Sotto la regia del cardinal Letta, si è raggiunto un magistrale equilibrio fra sgangheratezze istituzionali e ricuciture successive. I guastatori fanno gli sbreghi e i cardinali rammendano. Perché scandalizzarsi se il presidente del Senato non si dimostra proprio bipartisan? Appena eletto, il sor filosofo Marcello (cfr. Immanuel Kant, "Critica della ragion Pera") aveva dichiarato che il suo compito sarebbe stato di permettere all’opposizione di opporsi, ma "soprattutto", parola sua, di consentire alla maggioranza di realizzare il suo programma. E allora, dov’è la sorpresa? Di che s’indigna Fassino? L’Ego di Berlusconi non potrebbe svilupparsi in tutta la sua grandezza se non ci fosse il sostegno del clan: con la sofisticata intelligenza bibliofila di Dell’Utri, il costante richiamo alla civiltà giuridica di Previti, il sostegno a spada tratta e la dialettica squisita di Schifani contro questo schifo di opposizione, e sullo sfondo le canzoni napoletane di Mariano Apicella che gli fanno dimenticare vecchi dolori partenopei. Appare in pausa per ora il centro del controllo sull’informazione. La quotazione generale è sui massimi, dato che con la Rai è andata benissimo, Tg1 e Tg2 sono sotto controllo e parlano delle vacanze; dopo il celebre discorso anticrimine dell’Operaio bulgaro, Michele Santoro verrà ridimensionato o espulso, Enzo Biagi è stato colpito anche se non del tutto affondato, la stampa di proprietà o fiancheggiatrice fa il suo lavoro. Di tanto in tanto però, malgrado l’invocazione della Madonna del Bonaiuti, si accende nella corteccia un nodo di neuroni, un nucleo di cellule che si infiamma quasi dolorosamente, un puntino di emicrania che si risveglia in certe notti: è il fastidiosissimo focus cerebrale connesso al "Corriere della sera". Vabbè che si possono sparare bordatine contro Ferruccio de Bortoli con le querele avvocatizie di Ghedini e Pecorella, che lo si può inondare di lettere di Previti, ma che fare se quello insiste con il truce Sartori e l’infido Galli della Loggia? E Romiti, che farà Romiti? E Ligresti, entrerà Ligresti? «Non sono un dittatore», ma ci diamo una mossa? Di fronte a questi dubbi eccelsi, la mente dell’Operaio supremo si arresta. Gli strizzacervelli si tolgono il camice. Avrebbero dovuto mettere sotto osservazione il centro del sondaggio, ma gli ultimi dati non sono così elettrici. Meglio lasciare passare l’estate. A settembre l’Operaio si rimetterà all’opera, instancabile: perché questo cervello non si ferma. Per patto. E per contratto.
13/08/2002