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Non s’interrompe così un’Olimpiade

09/09/2004

Bilancio olimpico e televisivo: bleah. Per la verità qualche buona notizia c’è. Innanzitutto, s’è capito finalmente che tutte le storie sul secessionismo sono state dismesse senza tante grancasse. Tanto per capirci, Raidue sarebbe la rete "leghista", quella per cui tanto chiasso si fece, mizzica, con l’annuncio dello spostamento della direzione a Mal?no, come segno dei tempi e dimostrazione sul campo del nordismo di rete e maranismo di gestione. Bene, a vedere e a sentire le formidabili dimostrazioni di italianità durante il programma olimpico, il tifo strepitoso per la patria e la coralità entusiasta per i successi della nazione intera, si è capito che la secessione è un reperto, una cara memoria da tirare fuori ogni tanto dai cassetti per vedere l’effetto che fa o che faceva. La rete è riuscita anche a inventarsi una pistolata formidabile, cioè la premiazione tarocca in diretta, subito dopo la medaglia, con esecuzione dell’inno di Mameli, ben prima della premiazione ufficiale con il podio e le medaglie. Gaudeamus igitur per la ritrovata unità del popolo, degli atleti e della Giovine Italia. Riguardo alla qualità dell’offerta televisiva, notte profonda. Il profluvio di pubblicità l’hanno criticato tutti, quindi non servono aggiunte. Ma il delitto maggiore è stato commesso ai danni dell’atletica leggera, ovvero, come dicono i retori tv, "la regina delle Olimpiadi". Si dà il caso che per le prove di atletica ci voglia cultura anche nel proporla. Occorre un racconto. I 100 metri, i 10 mila, gli 800, il salto in lungo eccetera non sono spettacolari di per sé. Lo spettacolo si costruisce attraverso le batterie, le qualificazioni, le semifinali, individuando e rappresentando i personaggi, mostrando le loro doti tecniche e i loro eventuali difetti, le rivalità, le premesse di vittoria e i presagi di sconfitta. Macché l’atletica è stata maltrattata, spesso per eccesso di nazionalismo, e in sostanza non si è capito niente. Naturalmente la prossima volta andrà ancora peggio, e quindi non è il caso di farne un dramma. Però mica siamo nazionalisti: rispetto a una medaglietta italiana nel lancio della caccola noi preferiamo un discreta semifinale nella grande atletica, anche se non ci sono italiani in quella gara. Si è preferita la festa paesana, magari con le accuse ai giudici che sempre penalizzano los italianos, guarda un po’. Comunque, ossequi al costituzionalista Calderoli e viva l’Italia.

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