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Non sparate sul Festival

16/03/2006

Poi vi dico del piccione. Intanto sarà il caso di misurare le parole, perché si ha l’impressione che i dati di audience di Giorgio Panariello, definiti "pessimi" dalla critica, l’anno prossimo saranno molto invidiabili. Il 48 per cento nell’ultima serata, capito? Chi sarà lo sfortunato che dovrà confrontarsi con questo share? Qualcuno pensa che la televisione italiana possa produrre molto meglio di Victoria Cabello e Ilary Blasi? Quest’ultima è svantaggiata dal nome, ma sarebbe solo colpa dei suoi genitori se lei e il maritozzo, cioè, il maritotti, non avessero chiamato il loro pupino Cristian, o Christian, come vi pare tanto è uguale (come raccontava Michele Serra, le varianti del nome Christian e la sua diffusione implacabile sono il segno della scristianizzazione strisciante). Comunque Ilary ha fatto una figura migliore di quel che si aspettavano i maligni. Poi, secondo comandamento, niente puzza al naso, niente narici inarcate: se parlate male del Festival l’avete visto, quindi siete complici. Volete avere il becco, altroché. Altrimenti avreste guardato programmi alternativi e molto culturali, film iraniani, documentari e inchieste. Non dite che manca la tv di approfondimento, perché sono bugie. Di recente (per la precisione il 23 febbraio), su La7 è andato un film-inchiesta di Stefano Pistolini, Christian Rocca e Francesco Bonami, "Dalla parte degli angeli", sottotitolo "Dove va la NeoAmerica". Esemplare per capire la psicologia americana e come gli americani percepiscono la necessità infallibile del loro destino. Oltretutto Pistolini, esperto di musica esoterica sul "Foglio", è uno che detesta Povia e l’uso massacrante che fanno le maestre elementari della famigerata (secondo lui) filastrocca sui bambini che fanno "oh", inducendo le scolaresche a cori a bocca spalancata. D’altronde il grande poeta battistiano, Pasquale Panella, quello che ha scritto le parole per il melodramma albanese di Anna Oxa, scrisse proprio per Lucio Battisti un verso indimenticabile in cui descriveva "l’oh dello stupore". Corsi e ricorsi. Noi (vale a dire una comunità informale raccoltasi per la serata finale) abbiamo tifato selvaticamente per Povia e il piccione. Quanto al Festival che verrà nell’anno che verrà, un solo imperativo. Non cambiare nulla! Non toccare niente! Il Festival deve andare per inerzia, qualche volta bene, talvolta male, finché un giorno morirà da solo. Intanto, avanti così!

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