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Ormai Serena parla da sola

13/11/2008

È aperto il dibattito sulla crisi della satira televisiva. I comici non fanno più ridere, dice Andrea Scanzi sulla "Stampa", parlando fra gli altri di Sabina Guzzanti a "Annozero": «Una Guzzanti depotenziata, diametralmente opposta a quella feroce di piazza Navona… E così la risata latita». Altri hanno messo in luce la stanchezza di "Parla con me", con la crisi di ascolti di Serena Dandini, oppure l’eccessiva lunghezza del programma di Maurizio Crozza, che pure si sbatte. Le spiegazioni si susseguono, e tendono ad attribuire la situazione soprattutto alla crisi della sinistra, più che alla crisi della satira: «La Dandini non sembra essersi accorta, come i suoi referenti politici, che la "massa" non è esattamente coincidente con la base del Pd» (sempre Scanzi, politologicamente malignetto). Ci sono anche tesi diverse. Una, semplicissima, sostiene quanto segue: è un periodo in cui non c’è niente da ridere. Prendersela con la recessione è troppo difficile, non si sa di chi è la colpa, i responsabili non hanno facce. Le imitazioni del ministro Brunetta lasciano il tempo che trovano, perché già di suo Brunetta satireggia su se stesso: «Io ho una cattedra, gli altri no! Io sono professore ordinario di economia! Io parlo da economista! Io potevo vincere il Nobel!». Ci vorrebbe qualcuno che recuperasse il «Ma mi faccia il piacere» di Totò. Oppure, di fronte al rimpianto per il Nobel mancato, il lamento «A me m’ha rovinato la guera» di Alberto Sordi. Insomma, in realtà altro che ridere. Guardate le facce nei bar la mattina, la fatica di estrarre cinque euro dalle tasche. Siamo più poveri, meschini, impauriti. Non ci resta che piangere.

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