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Paradigma Barale

16/09/2004

L’impressione è che le critiche autorevoli che hanno tumulato "Film privato", il reality movie di Paola Barale e Raz Degan (andato in onda su Italia 1 la sera del 31 agosto) non abbiano colto del tutto nel segno. Lo stesso magistrale Aldo Grasso, che pure ha estratto dal suo repertorio l’esimia definizione di "estremisti dell’insulsaggine", si è limitato a rilevare l’aspetto trash, o meglio rubbish, di questo film, diario di viaggio, resoconto di cazzeggio, dietro-le-quinte del chissenefrega. Sul "Riformista", Isabella Angius ha detto che si tratta solo del "mediocre tentativo di fare cinema con i filmini delle vacanze". Invece si direbbe che "Film privato" sia propriamente un programma seminale. Di quelli che producono figli, sequel, autofecondazioni, trans-clonazioni. D’accordo che l’auditel non ha premiato il capolavoro, ma il filmetto verrà riproposto di mattina o di notte, altri lo vedranno, e qualcuno lo rifarà. Perchè è vero che Barale e Degan sono due vecchie pantegane tv, lei domesticamente sexy, soprattutto quando ha la pancetta e le manigliette; lui una specie di reincarnazione di Monnezza, pur senza l’ironia di Tomas Milian. Ma non si produce un movie di famiglia come "Film privato", con battage, anticipazioni, rivelazioni e smentite sulla tale scena censurata, con tanto di curatrice del programma (Serenella Messina) e titoli di coda così lunghi da mostrare uno sforzo tipo capolavoro di Hollywood, se l’opera non avesse valore di paradigma. Ecco, "Film privato" è un modello, da replicare all’infinito. Il primo episodio è andato così così perchè la Barale funzionava bene, come icona della vicina di casa abbordabile senza tante storie, mentre Raz genera disagio, trasmette tensione, può sollevare ondate di insofferenza. Con un po’ di pazienza, e affinando la scelta dei protagonisti, il modello verrà portato alla perfezione: è "L’isola dei famosi" condotta dentro il salotto, sono le vecchie diapositive (le "slides", diremmo meglio oggi) inflitte agli amici, con molte inquadrature dell’amica "bòna". Ma soprattutto è l’epopea di gente a cui promettiamo fin d’ora di negare i benefici della legge Bacchelli, che vivono per ora all’altezza dei loro mezzi. Siccome il masochismo del paese è fuori discussione, siccome amiamo i bagni di folla del Bucaniere con Blair, e l’estetica del Billionaire, la quasi normalità italiota di "Film privato" avrà un seguito, eccome.

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