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Passeggiando con Stravinskij

07/10/2004

Tornerà la tv di conversazione, eccome. Se n’è avuta la prova con il dialogo fra Eugenio Scalfari e Paolo Mieli, con cui si è dimostrato che gli intellettuali non hanno l’obbligo mondano di seguire il chiacchiericcio del "Grande Fratello", in quanto sono molto più interessanti ricordi e divagazioni degli intellettuali stessi. Adesso l’incubatore televisivo di questi programmi di parole, Raisat Extra, tenta un’altra serie dialogica, "ExtraTerreni", titolo che allude ai cimiteri, inaugurata la sera del 29 settembre con la visita al cimitero veneziano di san Michele, visita guidata da Massimo Cacciari. Cacciari è reduce dal trionfo del Festival Filosofia; a metà settembre ha mandato in estasi 5 mila professoresse parlando dei supersegreti del mondo. È un entertainer di lusso, quantunque il suo look sia da correggere (out of fashion? no, "altmodisch", ma non precisissimo). Il passaggio dalla Piazza Grande di Modena alla Morte a Venezia sarebbe esiziale per molti, ma il cimitero di san Michele in Isola è un must per la cultura mondiale e locale. Un passo ed ecco tombe sopraffine, Igor Stravinskij, Sergei Diaghilev, Ezra Pound, Manfredo Tafuri, Luigi Nono, e infine Helenio Herrera, ottimamente ricordato dalla vedova, Fiora Gandolfi. Cacciari, fenomenale. Impassibile di fronte a domande epocali, allorché la conduttrice lo interpella dicendo «senta professore» e chiede «mi parla del tabù della morte?» Lui per ogni reliquia del Novecento ha una definizione visionaria (e si vede che quando cita Nietzsche traduce mentalmente dal tedesco): Nono, «un maestro di suoni e di silenzi». Pound, «un profeta», e «una poesia che si stende su uno spazio letterario immenso». Stravinskij e Diaghilev, «ah, quella stagione a Parigi con i Balletti russi, sarà stato il 1909, o l’8». Preferenze, nell’opera del russo? Sostiene Cacciari con nonchalance veneziana che l’ultimo Stravinskij è il meno felice. E allora la sua preferita sarà la "Sagra"? No, l’"Histoire". Poteva essere un mortorio, è una mezz’ora di classe, che spazia da Dante a Joyce, dimostrando che i cimiteri si addicono alla cultura. Il programma è di Valeria Paniccia, regia di Luca Nannini che inquadra spesso l’addome superpiatto del pensatore (però di don Helenio l’insigne intellettuale tace. Il "taca la bala", ossia "ataque la pelota", l’autentica filosofia del pallone, deve spiegarlo la vedova, non il filosofo).

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