Certo, non è detto che ci sia la necessità estetica o morale di guardare uno show di prima serata come "Dal Lago di Garda… Stasera mi butto» (vista la puntata di martedì 17 luglio, prima serata). I conduttori del programma, andato in onda da Arco nel Trentino, sono Caterina Balivo e Biagio Izzo. Sono i tipici programmi in cui si è quasi certi di incontrare Alba Parietti (che invece pochi giorni dopo presenziava al Festival delle voci nuove di Castrocaro); e invece all’improvviso sbuca il volto dell’olimpionico Jury Chechi: ma che ci fa? Vabbè che un’ospitata non si nega a nessuno, sia in senso attivo sia in senso passivo, ma è proprio necessario che una gloria nazionale vada a buttarsi stasera? Il problema, tuttavia, il punto cruciale, è un altro: perché il pubblico di "Stasera mi butto" si diverte? Per avere lumi converrebbe recuperare il saggio di Francesco Piccolo "L’Italia spensierata", in cui si racconta un atroce pomeriggio passato fra il pubblico di "Domenica In", che per molti aspetti è illuminante. Anche nel caso di "Stasera mi butto" la gente fa una certa impressione: soprattutto gli uomini danno l’idea di essere dei coatti del divertimento. Partecipano a giochi rispetto ai quali sono inadeguati, cantano canzoni che non sono capaci di cantare, ascoltano uno sketch tremendo su Adamo ed Eva (no, Adamo ed Eva no, con la storia della costola, quella no!), fanno di tutto per assumere una faccia da televendita e sghignazzano. Non c’è nulla di più triste dei sessantenni entusiasti (finto-entusiasti?) che fanno i mondani quando vengono chiamati dal presentatore. Si vedono anche da questi particolari i danni fatti da un sistema previdenziale troppo generoso, che manda i lavoratori in pensione troppo presto: una volta a riposo, i pensionati vanno in televisione, con i risultati che si vedono. Acchittati, tinti, stirati, abbronzati, fanno i mondani, producono grandi risatacce, si piegano in due dal ridere: magari fino a ieri sono stati distinti manager o ottimi rappresentanti di commercio, chi lo sa. E adesso invece sono lì a farsi compatire, e talvolta a farsi prendere in giro. Alla fine, viene il dubbio che davvero la televisione sia ciò che è diventata, marmellata e melassa, perché ha raggiunto un’identificazione perfetta e totale con il pubblico. Ma allora, vietato lamentarsi della tv: conviene in primo luogo lamentarsi di noi tutti, gli italiani televisivi.
02/08/2007