gli articoli L'Espresso/

Premiata scuola Faletti

02/12/2004

Bisogna stare attenti ai comici. Perché poi succede come con Giorgio Faletti, che scrive "Io uccido", Antonio D’Orrico lo nomina sul campo massimo scrittore italiano, e Faletti sbanca il botteghino. Quindi adesso che è la volta di Natalino Balasso, alias il professore di Storia universale Anatoli Balasz, alias l’attore di film porno autore del cult "Si divertono tutti alle mie spalle", la prudenza è d’obbligo. Dopo avere pubblicato infatti alcuni libri umoristici, tipo "Operazione buco nell’acqua" (Sperling & Kupfer, 1994), Balasso si è fatto prendere dalla sindrome Faletti e ha scritto un libro serio. Un romanzo giallo, o mezzo giallo e mezzo nero, appena messo in libreria da Mondadori. Si intitola "L’anno prossimo si sta a casa" (Mondadori, 180 pagine, 13 euro), ed è a tutti gli effetti un libro singolare. Innanzitutto perché ci si aspettava la solita trasposizione in volume degli sketch televisivi tipo "Zelig", come avevano fatto quasi tutti, da Ale & Franz (Alessandro Besentini e Francesco Villa) a James Tont (alias Fabrizio Fontana), con la parziale eccezione di Luciana Littizzetto, che ha messo insieme un paio di libri comici molto lavorati, e di Paolo Cevoli, il cui primo libro, "Cent’anni di Roncofritto", era un exploit umoristico ragguardevole, dialettal-popolare ma con sprazzi comici irrefrenabili. Invece Balasso si è preso la briga di scrivere un romanzo di intreccio, una sceneggiatura che sembra ricalcata su "Frantic" di Roman Polanski: storia di una coppia sui sessanta, lui appena pensionato, lei insegnante di inglese, che se ne va a Creta per la vacanza di tutta una vita, un balzo esotico dalla vita di provincia a Chioggia nel Mediterraneo più caldo e cosmopolita. Con il prevedibile risultato che la vacanza si trasforma in un’avventura mozzafiato. Ma al di là della trama, ciò che può sorprendere è lo stile di Balasso. Perché invece di reinventarsi come giallista, il comico di Rovigo si cerca uno stile insinuando nella trama numerosi "stand up", o certi piccoli "one man show", in cui il cabarettista si fa sentire: «La femmina, indaffarata e scattante, nonostante i 59 anni, ma portati bene dicono (come se gli anni si portassero e non si perdessero piuttosto per strada), rovistante nei cassetti, nei cassettoni, nei cassettini alla ricerca di cose da portare, persino le più piccole, che possano casomai servire anche solo un po’ per il viaggio. Lungo viaggio. Ogni tanto sposta il marito inutile alla bisogna e parato davanti al suo parare come una statua, con in mano una tazzina di caffè, stanco di fumare più il caffè che il marito, che rimanda ancora un poco la sigaretta micidiale del dopopranzo». Insomma un andamento più o meno così. Al centro di tutto c’è «il celebre disco di Festos», che viene rubato dal museo di Heraklion. Ogni assonanza con il "Topkapi" di Eric Ambler dev’essere fortemente voluta. D’altronde Balasso è un comico che non rinuncia alla cultura. Chi l’ha visto recitare alcuni testi di Achille Campanile («Il tasso del tasso del Tasso…») ne ha apprezzato la versatilità. Premiato per il teatro nell’edizione 2004 del Premio Satira politica di Forte dei Marmi, il professor Anatoli Balasz, 44 anni di Rovigo (lì vicino, Porto Tolle per la precisione), è riuscito a mettere insieme uno stile. Velocità narrativa, dialoghi ellittici, perché chi vuol capire capisca: «"Buono questo vino, come si chiama?" "Vino", dice l’oste, di formazione socratica». È poi certe inserzioni descrittive in cui parla l’umorista, l’osservatore che non rinuncia a scherzare: «Le dune si riempiono presto di cartacce e di bottigliette e Settimo pensa che questo è il segno della presenza di italiani». Domanda: è nato un altro Camilleri? Perché per certi versi è suggestivo anche il racconto noir al ritorno da Creta: un Veneto qualunque, una superficie di normalità che non nasconde una realtà di traffici clandestini, di violenza quotidiana, di rischio implicito nelle vite di ogni persona qualunque. Forse no, non è nato un altro Camilleri. Sembra troppo eclettico, Balasso, per diventare l’uomo di un solo mestiere. E sotto sotto, nella sua mitezza stupefatta dall’esistenza del male, nel realismo leggermente sbalordito dei suoi personaggi, penserà con divertimento a tutti coloro che hanno creduto di leggere il libro di un comico e si sono trovati sotto gli occhi uno scrittore.

Facebook Twitter Google Email Email