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Pugni e carezze

27/04/2006

Tutti voi sapete che "Per un pugno di libri" (pomeriggio della domenica su Raitre) è al nono anno di programmazione. Nel sito web viene definito un "book game", e questo è male, ma è condotto da una coppia notevole. Lo diciamo a tutti voi che non lo guardate mai perché volete vedere la Venier: Neri Marcorè esibisce una souplesse invidiabile, ed è, diciamo così, il poliziotto buono della cultura; Piero Dorfles è inflessibile, ed è il poliziotto cattivo, il professor Carogna. Insieme, naturalmente, funzionano benissimo, visto che il book game in realtà è qualcosa a metà fra un’interrogazione e un’interrogatorio (il programma è scritto da Andrea Salerno con Marta Mandò, Gabriella Oberti, Alessandro Rossi; regia Igor Skofic). Di per sé, "Per un pugno di libri" sarebbe da catalogare come uno di quei programmi esecrabili, che vogliono istruire divertendo, o divertire istruendo; che ben presto fanno venire il sospetto di andare in onda per un’ubbia programmatica e di sinistra. Scolaresche che si confrontano, piccoli premi, una formula da boy scout: ma basta restare appiccicati cinque minuti al programma per avvertirne il fascino lieve. Quasi il sentore di un’Italia reale, fatta di scuole abbastanza per bene, anche se le aule sono cadenti e la Moratti si è fatta fottere i fondi per le scuole o li ha dati alle private (evviva). E studenti, non solo ragazze, che avranno evidentemente insegnanti decenti, anche se maltrattati dallo Stato. Insomma, l’avete capito. Dategli una mano. Al programma, ai conduttori, agli autori e al regista. Dev’essere dai tempi di "Babele" di Corrado Augias che in tv non c’è un programma come si deve sui libri. Non che se ne senta la mancanza, ma qualche volta viene da dire: chissà perché non siamo capaci di spettacolarizzare un po’ la cultura. Perché non si organizza una trasmissione con dentro un bel match Buttafuoco contro Baricco, i commenti alla classifica, un po’ di Bar sport sulle polemiche (se ne fanno sempre meno, ma si può sempre attizzarne qualcuna). D’accordo che c’è il rischio che in pochi mesi l’eventuale programma culturale diventi un teatrino di freak, tutti convinti di essere il più grande scrittore italiano contemporaneo, ma insomma, perché no? Intanto, auguri a tutti quelli del "Pugno di libri", che trattano Conrad e Faulkner come nostri contemporanei, che non fanno tanti record, ma almeno vanno un po’ meglio della Rosa nel pugno.

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