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Quando le mutande servono da paravento

31/10/2002

Ci sono fior di studiosi della televisione che hanno dimostrato come la ricerca dell’audience coincida con la morte della qualità. Non ci vuole la scienza di Giovanni Sartori per capire che il telespettatore medio usa la tv come un pretesto per fare ginnastica sul telecomando; e interrompe lo zapping solo se intercetta un exploit. Che può essere lo spogliarello di Gianni Morandi, oppure Luciana Littizzetto che da Maria De Filippi depila il polpaccio di Mario Cipollini. Nella programmazione della tv generalista, i boxer o un muscolo valgono non in quanto tali, bensì come pubblico conquistato. Si capisce facilmente allora quale sia la logica del confronto fra la trasmissione di Gianni Morandi, "Uno di noi", e il reality show della De Filippi su Canale 5, "C’è posta per te". Entrambi devono allestire una serie di eventi che scandiscano lo spettacolo. La moglie di Maurizio Costanzo una serie di casi emozionanti, mischiati con l’apparizione di qualche divo involontario come Francesco Totti; Morandi una quantità di ospitate, di euro in premio, di performance varie. Fa sorridere quindi il proclama di uno degli autori dello show di Morandi, Giampiero Solari: «Mai perdere di vista la qualità. Con Morandi, Cuccarini e Cortellesi è possibile portare avanti un discorso in cui la civiltà vince». In realtà la battaglia della civiltà nasconde un problema più prosaico: in questo momento, con il confronto fra "c’era un ragazzo" e la "domina" di Canale 5 si misura la credibilità residua della Rai in età berlusconica come concorrente della corazzata Mediaset. Vale a dire: se perfino Morandi viene battuto, non rimane più nessuno a dimostrare che non è vero che la Rai è "complementare" alle reti berlusconiane. La vittoria della civiltà nel weekend è la foglia di fico per non dover ammettere il disastro di Baldassarre e compagni. Santo Gianni Morandi delle Mutande è l’icona che deve occultare la radiazione dei giornalisti criminosi, ma anche l’impresentabilità di un’azienda che la sera, dopo il tg delle 20, schiera contro "Striscia la notizia" vecchi amarcord funerari. Così, Morandi si batte, e si battono pure la Cuccarini e la Cortellesi, ma la partita è segnata: basta fare zapping negli altri orari e si vede che la Rai è già in linea con il progetto di berlusconizzazione. E che lo scontro di civiltà è un accordo totale. Il berlusconismo è riuscito a suo tempo a trasformare le platee Mediaset in elettorato puro: passivo, plasmabile, condizionabile. Adesso, con la conquista della Rai, non resta quasi nulla fuori dall’impero mediatico del Cavaliere. E non ci si può stupire se la "underclass" è diventata riserva di caccia elettorale di Forza Italia. Quanto a Gianni Morandi, la sua dedizione è commovente. Purché sappia che la sua è una battaglia di bandiera: ma che la politica le sue operazioni sullo share le ha già fatte.

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