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Quanti Grilli parlanti

17/04/2008

Noi di questa rubrica non abbiamo niente contro Renzo Rabellino, leader del grande movimento No euro e candidato premier per la benemerita Lista del Grillo, dove sarebbe capolista al Senato un tale Giuseppe Grillo detto Beppe. Ma che la legge sulla par condicio costringa a ripartire i tempi televisivi fra i singoli partiti, e a far subire agli ascoltatori che pagano il canone (e anche a quelli che non lo pagano) conferenze stampa di illustrissimi sconosciuti, costituisce una delle distorsioni più forti 1) del cosiddetto servizio pubblico, 2) del sistema proporzionale. Perché è ovvio che la legge sulla par condicio in tv aveva un senso nel 2006, quando c’erano di fatto solo due coalizioni, e quindi anche di diritto andavano in televisione, nei talk show, uno di destra e uno di sinistra. Ma adesso che il sistema maggioritario è stato smantellato, la par condicio ha un unico scopo, ossia tutelarci dallo strapotere televisivo berlusconiano. Con il risultato di ascoltare personaggi bizzarri che pontificano con ragionamenti da assemblea di condominio. E di non aver potuto osservare il faccia a faccia tra il signor B e il candidato W (usiamo queste sigle esoteriche per non infrangere qualche comma della pc, par condicio, legge comunista come si desume dall’acronimo). E come corollario, cari conduttori, e osservatori intelligenti, e critici disincantati, che avete così ben criticato come assurde le regole tassative dei due confronti tra Prodi e Berlusconi, è meglio un confronto con regole rigide o nessun confronto? A risentirci, brava gente, dopo questa campagna del pari e patta, che però ha significato una straripante presenza televisiva del signor B. Ma guarda un po’.

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