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quella riforma è un suicidio

05/02/2009

Si riaffaccia sulla scena politica il progetto di riforma della legge elettorale per il Parlamento europeo. Poi si inabissa, riappare, riscompare e si ripresenta. Se domani sparisce, dopodomani riapparirà. Strano: non c’è nessuna ragione strutturale, o "sistemica", per riformare la legge. Non ci sono criteri di governabilità da rispettare. Al massimo si può pensare che fra sistemi elettorali in uno stesso paese dovrebbe esserci una somiglianza di fondo: ma è una ragione debole, soprattutto se invocata a quattro mesi di distanza dalla consultazione elettorale. Quindi, più che di scena politica in cui si ripresenta il fantasma della riforma, si dovrebbe parlare di mercato fra i partiti. Cambiare la legge, con uno sbarramento al 4 per cento, come si sostiene nel Pd, o al 5, come dice Silvio Berlusconi, risponde soltanto a ragioni di convenienza e di opportunità politica. Conviene certamente al Pd, che vede davanti a sé l’incubo di un’erosione dei consensi tale da mandare al naufragio lo stesso progetto "democrat". E conviene anche al Pdl e a Berlusconi, anche se, come vedremo, per motivi del tutto diversi rispetto a quelli del Pd. Naturalmente non conviene affatto alle forze uscite sconfitte alle elezioni politiche del 2008, cioè i partiti dell’ex Sinistra Arcobaleno. La sinistra antagonista sta vivendo un momento di eccezionale gravità e di profonda ristrutturazione, a partire dalla scissione di Rifondazione comunista attuata da Nichi Vendola. In queste condizioni lo sbarramento rappresenterebbe semplicemente la volontà politica di annichilire le forze esterne al Pd, e probabilmente la mortificazione di tutto quell’elettorato che mantiene un’idea critica rispetto alle società avanzate e all’economia di mercato. Altro che voto utile, come nell’aprile scorso. Si tratterebbe di rivolgersi con dolcezza alla sinistra ultrà e dire: noi vi facciamo fuori dalla politica, ma considerate che lo facciamo per il vostro bene, e per il bene del centrosinistra, delle prospettive riformiste. Quindi vi strangoliamo, ma senza cattiveria, con dolcezza, un’eutanasia benevola e compassionevole a cui non dovete dire di no. Ora, a parte che se lo sbarramento fosse davvero al 5 per cento come indica Berlusconi potrebbe andare a rischio anche l’Udc di Casini (e qui appare palese la volontà berlusconiana di far male), e porterebbe inquietudine anche dentro l’Italia dei valori, sarebbe giusto sapere, in primo luogo, in quale sistema moderno si cambiano le regole del confronto quattro mesi prima del voto. Secondo punto: quali sono le ragioni autentiche che inducono Berlusconi a favorire l’accordo con il Pd? Non la crescita a destra di partiti o partitini alternativi al Pdl, che possono rappresentare una puntura di spillo ma non certamente un’alternativa. A quanto si capisce, piuttosto, il premier è reso inquieto dalla possibile implosione del partito di Veltroni. Ormai è diventato un politico a tutto tondo, conosce i meccanismi che presiedono alla vita dei partiti e all’esistenza delle coalizioni. Se effettivamente il Pd franasse, all’interno del Pdl si manifesterebbero spinte e controspinte ancora più forti di quelle attuali, che metterebbero del tutto a rischio la qualità, già scadente, dell’azione di governo. Quindi c’è un interesse convergente, fra Pdl e Pd, a riformare frettolosamente la formula elettorale. Ma almeno da parte dei Democratici, prima di prendere qualsiasi orientamento, si dovrebbe guardare a una strategia politica. E allora occorrerebbe prendere atto che il disegno fondato sulla "vocazione maggioritaria" del Pd si è arenato. In sintesi: un’alternativa a Berlusconi è possibile soltanto allargando l’alleanza. Chiamatela Ulivo, chiamatela Unione, chiamiamola in un altro modo, la competitività della sinistra non può prescindere dall’aggregazione di culture e strutture politiche esterne al Pd, al centro e a sinistra. Sotto questa luce, lo sbarramento elettorale significherebbe l’azzeramento di qualsiasi potenzialità strategica; avrebbe ripercussioni inevitabili sulle amministrazioni locali, presterebbe il fianco all’idea di un contratto maledetto sottoscritto con Berlusconi. Viene voglia di dire al Pd: coraggio, fatela. Fate questa riforma squinternata e politicamente suicida. Poi andate a leggere una delle «leggi fondamentali della stupidità umana» descritte dallo storico Carlo M. Cipolla in un indimenticato libretto: lo stupido è colui che fa del male agli altri senza ricavarne un vantaggio, anzi, facendo del male anche a se stesso. Perfetto: avanti con lo sbarramento, Democratici.

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