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Senti chi parla

20/08/2009
TELEVISIONE

Il moltiplicarsi delle piattaforme e dei canali digitali e satellitari ha spalancato le porte della comunicazione tv a una quantità impressionante di professionisti o semiprofessionisti del teleschermo. Non solo giornalisti, ma cuochi, soubrette, commentatori del tutto e del nulla, specialisti della funzione di ospite. Ma se esiste una certa professionalità diffusa, cioè la generica capacità di stare in video, ciò che è venuta a mancare è una dote primaria: il possesso di un italiano decente. Innanzitutto è caduto il controllo proprio sull’emissione della voce. Per un fenomeno riconoscibile di reciproco rafforzamento fra lo standard tv e l’abitudine linguistica quotidiana, oggi le donne parlano in tv con voce di gola e di naso. Gli uomini emettono in genere suoni dialettali. Ma ciò che stupisce è che non ci sia nessuna forma di controllo, specialmente sulla pronuncia. Basta guardare un tg di Sky, ma anche della Rai o di Mediaset, e ascoltare un corrispondente da Palermo, da Roma o da Trieste, per chiedersi quale sia il motivo per cui non ci sia nessuno che intervenga per dire: cara signorina, caro signorino, ma non vi rendete conto che il vostro italiano, con le vostre inflessioni vernacolari, è impresentabile? Non ci avete mai fatto caso? E invece no. Nessuno sembra farci caso. Così le ragazze parlano un romanesco "inzopportabbile", i ragazzi e gli adulti talvolta nemmeno si riesce a capire che cosa dicono. Una volta Carlo Emilio Gadda scriveva il manuale per il buon italiano radiofonico. Adesso, eh, adesso, l’importante è apparire. Il resto è un peccato di gola: anzi, di naso, di diaframma, di fonazione, e tanto peggio per chi ascolta.

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