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Sex and the Silvio

30/07/2009
Prostitute a palazzo Grazioli. E poi menzogne per coprire lo scandalo. Così il premier infrange le regole dell'etica. E quelle della politica

Abbiano pazienza l’avvocato e deputato Ghedini e lo staff del premier, ma la loro linea difensiva non potrebbe essere più catastrofica. «Tutte invenzioni», sono insorti dopo la pubblicazione del nuovo scoop de "L’espresso" sulle registrazioni sexy realizzate dalla escort Patrizia D’Addario a Palazzo Grazioli. In avvio del nostro principale reality, Ghedini aveva messo a segno il plateale autogol a proposito di Silvio «mero utilizzatore finale» dei servizi offerti da quelle signorine così di casa nella residenza del presidente del Consiglio. Per questo qualcuno, nel giro di Montecitorio, aveva cominciato a chiamarlo "Comunardo" Ghedini, a ricordo imperituro del difensore del Cagliari e della nazionale Niccolai, passato alla storia perché specializzato in autoreti spettacolari. Ma quali «invenzioni», avvocato! L’invenzione, in casi come la prostituzione di regime, implica inevitabilmente la menzogna. Sarebbe fin troppo facile ribaltare l’accusa sulla corte berlusconiana, sostenendo che da mesi il premier vive in una zona grigia fra meschine bugie sul privato e presunti splendori turcheschi in pubblico, con il contorno di "clientes" che cercano di assecondare le narrazioni del sultano Silvio. Ma ci vorrebbe poco a capire che questa versione romanesco-brianzola-barese di "Le mille e una notte" rappresenta integralmente la verità. Anzi, per la precisione, le odalische di Palazzo Grazioli costituiscono la proiezione nell’immaginario italiano dell’ultraverità, forse dell’iperrealtà incarnata da Silvio Berlusconi. Il Cavaliere è impegnato in una compulsiva ricerca tesa a imporre la propria immagine, molto simile solo a pensarci a un fumetto anni Settanta, clonato a partire dal Dna della mascella ipertrofica di Lando Buzzanca: da Cavaliere a Cavalcatore, dal Cid Campeador a Fanfulla da Lodi il passo è brevissimo. Altrimenti non si spiegherebbero le battute come «Vi piace il presidente ferroviere? Io preferisco il presidente puttaniere», e neppure le palpatine all’assessora trentina, nonché l’infinito repertorio di storielle e barzellette tutte legate a una visione del mondo allegramente maschilista. Se non ci fosse una fede così fervente nell’ultrarealtà, senza nessuna paura della kryptonite verde o rossa (quella rossa aveva la brillante caratteristica di costringere Superman a combinare un mare di cavolate), IperSilvio non sarebbe capace di improvvisare un comizio sul G8, il G14, il G16 davanti alla escort D’Addario, al futuro premio Nobel per l’economia Tarantini e altri eccellenti ospiti, imbrodandosi sul suo ruolo prodigioso al comando dell’economia globale: «Io sono l’unico che ha presieduto il summit due volte. Adesso sono in-su-pe-ra-bi-le! Tre volte!…». E mentre sullo sfondo degli «utilizzi finali» del premier va in onda, e non poteva che andare a finire così, lo hit di Sal Da Vinci "Zoccole zoccole", dal musical neomelodico "Scugnizzi" («Zoccole, zoccole, zoccole, so’ tante e campano a dispiétto ‘e tutti quante»), come si fa a non ricordare l’inno nazionale scritto da Paolo Villaggio e Fabrizio De André, tanti anni fa: «È mai possibile, o porco d’un cane, che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi puttane». Ecco, in omaggio alla battaglia di Poitiers i "moros" li abbiamo (e li "respingeremos") e le puttane non mancano: ma prima di concludere che non è una cosa seria bisogna considerare che la politica ha le sue regole. Se uno le infrange, e "papi" le ha infrante tutte, deve affrontarne le conseguenze. Per il suo staff e i suoi cortigiani Berlusconi sta completando il suo capolavoro esistenziale in quanto genio pop; per le persone normali, il premier è arrivato alla fine del suo giro dell’Oca. Lo ha confessato proprio lui che deve stare fermo qualche giro, chiudere Villa Certosa, «cambiare vita», andare in pellegrinaggio da padre Pio. Ecco, autosospendersi: l’unica soluzione sufficientemente drammatica per essere più che dignitosa: perfino elegante. n

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