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Si è pentito l’antifazista

13/01/2005

Ma insomma, sdoganatelo. Non potete lasciarlo tutta la vita a "Che tempo che fa", a produrre i suoi piccoli prodigi metatelevisivi. Forse si gode la ricca liquidazione, forse gli piacerà fare la tv di nicchia, forse si sentirà meno stressato senza l’obbligo di misurarsi nevroticamente l’indice con gli altri, forse forse forse. Eppure l’ora è giunta da un pezzo. Liberate Fabio Fazio, ridategli il prime time, un megashow, qualsiasi cosa. E lo diciamo anche a lui: torna, caro Fabio, tutto è dimenticato, tutto è perdonato, su tutto è steso un velo. Dato che saremmo disposti anche a sopportare il ritorno di Claudio Baglioni in versione metallizzata e aliena, e il suo eventuale remix di "Anima mia", vale la pena di specificare perché tutti coloro che pure erano stati scettici sugli ultimi anni di SuperFazio si sono amaramente pentiti e si cospargono il capo di cenere. Tutti quanti: chi aveva fondato un partito "antifazista", chi si proclamava antifazioso, chi aveva cominciato a detestare il fazismo, ossia l’atteggiarsi complice, la citazione ammiccante, il culto del "garbage" anni Ottanta (che era un po’ meno del trash, e un po’ a lato), lo sdilinquimento per i Cugini di campagna. Anche chi rimpiangeva addirittura i tempi del Fazio cabarettista e comico, dell’imitatore che rifaceva un incazzatissimo Cossiga in pieno trip giuridico, «Ma lei l’ha dato diritto costituzionale uno?». Si sono pentiti del peccato antifazista semplicemente perché magari accendono la televisione e vedono il fortissimo investimento di Raiuno sul reality show "Il Ristorante", con Antonella Clerici, quella che non può vivere senza il calcio, passata dal mezzogiorno di cuoco alla prima serata svippata e mangereccia. E si chiedono dove sia il fortissimo investimento, magari rispondendosi che consisterà nella cravatta shocking di Luca Giurato e nella cravatta gemella di Fabrizio Del Noce, ospite della prima puntata. E uno si dice: sarà questo il servizio pubblico. Cioè Giucas Casella, Pamela Prati, Edoardo Vianello. Per poi virare fuori dal moralismo: se spettacolo dev’essere, che spettacolo sia, ma come Dio comanda. Abbiamo visto brutture di ogni tipo, e adesso ci è venuta voglia di parlare ancora male di Fazio. Ridatecelo. Ne parleremo subito orribilmente. Lo criticheremo aspramente. Se ci va lo stroncheremo. Ma rimettetelo all’onore dell’audience, per favore. Perché in fondo ci siamo stufati di dire male di Panariello.

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