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Striscia il dilemma

12.04.2007

Il fatto che un paio di settimane fa sia stato assegnato a "Striscia la notizia" uno dei più importanti premi tv, una cosa laica tipo Telerazzi & Teleantenne oppure cattolica come l’Academic Tv Award del Bambin Supremo, potrebbe fregare giustamente un tubo a nessuno. Ma l’occasione è ghiotta, e fa l’uomo ladro, per una disamina (come scrivono i giornali, quando sono buoni e non corrompono in "disanima") approfondita del programma di Antonio Ricci. E qui ci vuole una scappellata, di quelle con il sombrero, perché Antonio Ricci, insieme a Enrico Ghezzi, Carlo Freccero, Marco Giusti e pochi altri, è uno dei cattivi ragazzi (vabbé) che hanno cambiato la televisione. E quindi per tracciare un bilancio di "Striscia" non vale porsi la domanda se il programma sia o non sia il telegiornale alternativo, quello che fa le inchieste che nessuno fa più, e robette del genere. Conviene invece mettere sotto osservazione, o sotto processo, la personalità di Ricci. Situazionista, si dice sempre in questo caso, "debordiano" e anche un po’ debordato, comunque anarchico e forse anche insurrezionalista, in termini televisivi s’intende. Ci vorrebbe l’autorità magistrale di Umberto Eco, in uno dei suoi diari minimi, per inquadrare semiologicamente l’animo regicida di Ricci, uno degli ultimi eredi di Franti e dell’anarchico Bresci (intanto grazie a tutti per il povero Passannante, che pare restituito a sorte umana, e non condannato per l’eternità ad avere il cervello in un museo). Salvo poi porsi la domanda che ha angustiato le migliori menti della nostra generazione. No, non se "Striscia" è di destra o di sinistra, e nemmeno se, fatti tutti i conti, è contro il regime o invece ne sia sottilmente. E neppure se i programmi di Ricci sono "moderni" o "arcaici", chiedendo al campione statistico rappresentativo di mettere la crocetta. La domanda che incombe è se "Striscia" ha modificato il gusto e il costume degli italiani. Ebbene sì. Perché se non ha modificato il gusto, con Greggio e Iachetti e con tutta la sfilata di conduttori che ha avuto, ci dispiace per Ricci: il suo programma è una menata. Ma se invece ha modificato il costume, niente ci impedirà di affermare che "Striscia" è la modernità, anzi, che insegna la modernità alle babbione e ai babbioni, dà lezione di postmoderno, condiziona alla tv che verrà. Presi da questo cruciale dilemma, intanto aspettiamo il prossimo premio, e si vedrà.

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