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Telegaffe ai Telegatti

15/02/2007

Non ci sono molte ragioni valide per guardare in tv alla serata dei Telegatti. Ragioni serie, ancora meno. Vaghe reminiscenze di anni passati potrebbero indurre qualche telespettatore volonteroso e amante dei felini a cullare l’aspettativa che Rosario Fiorello faccia uno dei suoi show improvvisati e epocali. Ma poi arriva Fiorello davvero e non fa praticamente niente, salvo entrare nel clima dei Telegatti, e uno è costretto ad ammettere: ben mi sta. Così impariamo a dedicare una serata ai Telegatti. Ma, dico: con tanti argomenti interessanti che ci sono in circolazione, e con tanti bei libri da leggere, come il fantastico, esatto e micidiale insieme, "L’Italia spensierata" di Francesco Piccolo (ha firmato come sceneggiatore il "Caimano" di Nanni Moretti, mentre l’editore è Laterza), che oltretutto contiene anche la descrizione di una puntata di "Domenica In" vista dalla parte del pubblico nello studio televisivo della Dear; insomma, con tante belle cose da vedere o da fare, quale sarà il motivo per sprofondare su un divano e sintonizzarsi colpevolmente sui Telegatti? Boh. Sarà il nostro masochismo. Sarà che i giornali ne hanno parlato per giorni, sfracellando l’apparato. Sarà che i Telegatti sono televisione al cubo, televisione di televisione fatta da televisionari, e quindi tutti i "tv addict" si sentono costretti moralmente ad assolvere l’obbligo. Oppure sarà l’oscura sensazione che ai Telegatti succede sempre qualcosa, una lite, una rissa, magari con il coinvolgimento di Cecchi Paone, o magari la rivelazione medianica che questa volta l’evento sarà enorme, magari un fuori onda di Veronica rivolto sadicamente a Silvio. Poi naturalmente l’evento immane è accaduto davvero, e Veronica ha scritto la sua letterona, scatenando gatti e cani, "cats and dogs", provocando un acquazzone, un temporale, pioggia a catinelle. Sicché non ci si è pentiti di avere assistito per qualche decina di minuti alla parata di astri nascenti e di stelle cadenti dei Telegatti. Era la solita solfa, la televisione che premia se stessa. Ma a posteriori noi sapevamo che alla cena di gala Supersilvio aveva pronunciato le parole incriminate, era "inyespicato", si era "incarfagnito", e quindi la sora Berluscona si era incacchiata e aveva dato sfogo alla sua grafomania, citando anche una scrittrice irlandese. E insomma, una volta tanto, Telegatti o Telecani, noi avevamo potuto dire: c’ero anch’io.

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