La fiction sulla fiction. Ovvero la meta-fiction. Un "effetto notte" sui teleromanzi trash. Dopo le prime puntate di "Boris" (diretto da Luca Vendruscolo, che è anche lo sceneggiatore con Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre, da un’idea di Luca Manzi e Carlo Mazzotta; in onda il lunedì alle 23 su Fox) non è facile dire se questo serial colpisce nel segno. Certo, almeno per ciò che riguarda l’ambientazione e i personaggi si avverte un sapore di verità: un misto di cialtroneria e di mediocre ferocia, il cinismo tipico dell’ambiente, l’approssimazione come metro e il pressappoco come metodo dell’agire televisivo, sia nei comportamenti professionali sia nei rapporti personali. Ciò che va chiarito è se la balordaggine della tv abbia una possibilità di attrarre il pubblico e farlo diventare partecipe. Perché "Boris" presenta caratterizzazioni estreme, personaggi ossessivi, "tipi" stressatissimi sul piano stilistico e comportamentale: parodie più che figure reali o realistiche, iperboli anziché ritratti, tic e soprattutto nevrosi al posto dei giochi di personalità. Può essere una scelta plausibile anche questa. Una via italiana alla fiction dove il grottesco e il sarcastico fanno aggio sull’obiettività. E di sicuro è divertente registrare il candore crudele con cui Caterina Guzzanti sevizia una delle figure chiave, lo stagista (vittima televisiva a suo modo socialmente esemplare del mondo della precarietà trasportata nell’universo dell’effimero: una precarietà al quadrato). Ma può anche trattarsi di una soluzione domestica per ovviare alla carenza di mezzi. Mentre gli americani possono permettersi investimenti monstre, gli italiani devono buttarla sull’inventiva, sullo scarto laterale. In passato ci sono esempi gloriosi di successi realizzati per questa via. Alcuni capolavori della commedia di costume, come "Il sorpasso" e "I mostri" (i due film di Dino Risi, appena restaurati, sono stati presentati in questi giorni su Sky Classic), appartengono proprio al genere dell’artigianato che diventa opera assoluta. Tuttavia la fortuna di prodotti come "Boris" dipende dall’immedesimazione del pubblico. Cioè da una conoscenza diffusa, dalla nascita del tormentone, dal passaparola. E quindi dai grandi numeri. Mentre con un prodotto di nicchia si rischia di restare alla fase sperimentale. In attesa che qualcuno capisca l’esperimento e lo traduca in sitcom per il pubblico generalista.
10/05/2007