Molti commenti sono stati espressi e molte opinioni sono state formulate sulla bestemmia del sor Ceccherini a "L’isola dei famosi", e si è avuta la sensazione che il livello di soglia si sia abbassato. Sostanzialmente, fra poco, si potrebbe dire che non proprio un bestemmione, ma un bestemmioncino, una bestemmiuccia, non fa poi così male, che non bisogna esser moralisti, che magari un porco qui o porco là, con la desinenza un po’ sfumata, può essere quasi tollerabile, se è frutto di una cultura, toscana o popolare o sottoproletaria che sia. Danni del relativismo e del multiculturalismo. E anche di una certa maleducazione crescente, come direbbero le zie babbione. Così, fra una teoria della bestemmia e l’altra, è passato in secondo piano uno dei vertici assoluti della televisione recente, vale a dire l’intervista di Loredana Bertè a "Le invasioni barbariche". Per chi se lo fosse dimenticato, bisognerebbe ricordare che la Bertè è stata una delle poche cantanti italiane a produrre musica di livello europeo, grazie agli autori che l’hanno assistita ai tempi di "Traslocando" e di "Jazz" (Ivano Fossati, Enrico Ruggeri, Mario Lavezzi, Maurizio Piccoli). Anche nei momenti per lei peggiori, quando andava in tv profondamente segnata, mutriosa, intrisa di rancori, talvolta gonfia e abbigliata come una gattara, rivelava comunque un suo stile, ora parossistico e ora quasi rassegnato; e anche se la sua voce non era al meglio, riusciva sempre a far risentire un’eco della verve passata. Rivederla dalla Bignardi, ricercata nel vestire tanto che sembrava la poetessa Patrizia Valduga, con i guantini di pizzo e una suggestiva ciocca bianca al centro della capigliatura, asciugata nella figura, di nuovo sexy, faceva finalmente un’ottima impressione. Quanto all’intervista, il solito divertimento. Perché Loredana, che parli di Borg o di Bush (padre e figlio, come dice lei), è sempre uno spettacolo: questa volta ha raccontato fra l’altro una cena alla Casa Bianca con Bin Laden, «padre e figlio». Vedete che conferme alla teoria del complotto. Tutto questo anche per esporre una teoria generale delle interviste televisive, che sono uno dei rari momenti, a parte la messa della domenica, in cui il tempo televisivo si allunga, si dilata, non c’è la frenesia solita della televisione. C’è bisogno di una televisione più lenta, che faccia da sottofondo. E quindi viva la Bertè. Orco can.
09/11/2006