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Zavoli amarissimi

04/12/2008

Sono tempi duri, che inducono a riflettere sulla vita e il futuro della tv pubblica. Come ha scritto su "Tuttolibri" l’arguto Luciano Genta, è passata una settimana di «Zavoli amari», e il solo pensiero che un uomo della qualità di Sergio Zavoli sia stato messo in gioco per finire in croce fa male alla coratella e zone circostanti. Nel frattempo tutti se la sono presa con l’uomo della sceneggiata, la scheggia impazzita del Pd Riccardo Villari. Ma fosse solo Villari, il problema. Il problema è che ci sono quelli che. Quelli che lo hanno eletto, Villari, con una bellissima soluzione dadaista: ah sì, il presidente della Commissione di vigilanza spetta all’opposizione? E allora noi della maggioranza eleggiamo uno che piace a noi. Poi ecco quelli che hanno continuato a votare per Leoluca Orlando per più di 40 volte, forse sperando di prendere il Pdl per fame. E anche quelli che adesso dicono: tanto, la Commissione non serve a niente. Quelli che rispondono: se non serve a niente, perché questo casino? E così via. Fosse ancora qui con noi l’inventore di Telekabul, il compianto Sandro Curzi, potrebbe fare uno dei suoi discorsi preferiti: «Compagni, attenti a non commettere altri errori» (nei suoi discorsi in pubblico, Curzi aveva l’abitudine di chiamare "errori" i crimini del comunismo). Insomma. Ancora non si capisce quale sia la ragione per cui quando qualcuno dice: ma dai, la Rai va privatizzata (naturalmente smantellando anche l’oligopolio Mediaset), salgono voci addolorate, che evocano il servizio pubblico e altre favole belle. Su, compagni, su fratelli, fatevene una ragione. Sennò, sempre più amari saranno gli Zavoli.

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