Scoraggiare vivamente l’idea di fare il dizionario degli intellettuali italiani. Perché bisognerebbe innanzitutto creare un comitato di intellettuali per definire chi sono gli intellettuali, nominare il relativo Garante, dare l’incarico a un accreditato centro studi. E poi: per i francesi è facile, gli intellettuali li hanno inventati loro, ne hanno fatto una professione, un ceto, una figura sociale, un interlocutore del potere, uno stereotipo. Da noi invece l’intellettuale è una figura indistinta. Un eclettico, un versatile: è effettivamente il «tecnico dell’universale», una specie di meccanico dei grandi sistemi, meglio se grandissimi e irriducibilmente complicati. Lo si chiama sul cellulare quando il sistema è in panne, e lui porta la cassetta degli attrezzi per smontarlo ed emettere la diagnosi. Max Weber poteva permettersi di consigliare a chi chiedeva «visioni del mondo» di andare al cinema. Oggi invece il mercato chiede senza ironia solo fotogrammi di Weltanschauung. In cui, protagonista o comparsa, l’intellettuale comunque compare. Compare Veltroni che manipola da giocoliere i suoi generalismi veltronici. Ed ecco Cacciari, passato rapinosamente dall’angelologia al federalismo. O preferite una lettera semiseria di Arbasino, un reportage rock di Baricco, una bustina polemica di Eco, un’interpretazione storica di Vassalli, un giudizio politico di Velasco, un’intervista a Modigliani mediata da Beppe Grillo? C’è, basta chiedere. È caduta ogni paratia. Non avevamo avuto il banchiere umanista, e di recente, per strani scherzi delle ferrovie ai danni della letteratura, il Boiardo assimilato al Magnifico? Confusione, confusione. Sulle colonne dei giornali Giovanni Sartori non propone scienza politica, ma la veritiera e ultimativa formula a due turni per governare l’Italia. Scienziato? No, intellettuale. Simmetricamente, gli intellettuali politicizzati da Forza Italia, i Colletti, Melograni, Pera, Rebuffa, Vertone, sono l’iperbole dell’impolitico, nel ruolo presunto di fornitori di idee al Principe, e nel ruolo reale di propugnatori di interpretazioni liberali non negoziabili, lievemente ossessive. E quindi come si fa a circoscrivere e individuare lo status di un tecnico così generalista? Impossibile. La categoria comprende il tassista engagé, l’inviato alla Spezia, Bertolucci e i suoi adoratori, Santoro e i suoi sollaboratori, lo scrittore Siciliano e il giurista Scudiero, ma anche il leghista che proclama la secessione al Caffè Commercio e il signore in età che citando De Felice insiste sulla tesi della grandezza di Mussolini «se non fosse entrato in guerra». La Francia è cartesiana, razionale, enciclopedica, illuminista. Per noi italiani, cultori della insondabile complessità del moderno, il dizionario servirebbe solo a dire «c’è questo, c’è quello», e soprattutto per controllare se ci siamo tutti noi, e infine per gioire con felicità insensata se le pagine gialle dell’intellighenzia avranno dimenticato qualcuno di quegli altri.
30.09.1996
SOCIETA' E CULTURA
Scrittori, giuristi, tassisti engagés: categoria difficile da circoscrivere